domenica 30 dicembre 2007

La conoscenza tecnico-scientifica

Gli uomini nel lungo percorso della storia hanno cercato di soddisfare le loro necessità applicando le conoscenze che andavano accumulando e le abilità che perfezionavano con l’esercizio. Hanno imparato a difendersi dagli altri animali, a ripararsi nel caso di eventi atmosferici sfavorevoli, a migliorare le proprie condizioni di vita. In tal modo lentamente, lungo il percorso della storia, hanno arricchito l’umanità di conoscenze tecniche e di invenzioni che non solo hanno permesso la loro sopravvivenza, ma li hanno trasformati.
Tra il 1500 e il 1600, coordinando il sapere accumulato dalle precedenti generazioni e spinti da nuove esigenze che la società dell’epoca imponeva, l’evoluzione tecnica ebbe un’accelerazione. Si ritenne che la conoscenza dovesse servire al benessere dell’esistenza umana, perciò la conoscenza tecnica che fino ad allora era considerata un’attività servile, incomincia ad assumere una grande dignità tanto da opporsi alla filosofia del tempo.
Galilei, Bacone incominciano a sostenere l’autonomia e i caratteri della scienza e ne fissano il metodo. Da questo momento la scienza e la tecnica si sviluppano con un ritmo sempre più sostenuto, penetrando in ogni settore della vita, apportando costanti e notevoli contributi alla conoscenza umana e offrendo all’umanità mezzi sempre più potenti per migliorare le proprie condizioni di vita, anche se spesso questi strumenti sono stati anche causa di distruzione e di morte.
Lo sviluppo non è apparso sempre positivo, perché i tecnici e spesso anche gli scienziati, preoccupati a difendere i particolari ambiti del loro sapere, non si sono resi conto dei danni e degli squilibri naturali che andavano a creare, soprattutto quando erano spinti dagli interessi economici che le loro scoperte suscitavano. Dopo lungo tempo, quando si rendevano conto che le loro attività, invece che indurre dei vantaggi all’umanità, erano causa di morte, applicando le loro ricerche sono riesciti in parte a riparare i guasti prodotti, forse spingendo un passo avanti il progresso generale.
Oggi, la scienza e la tecnica controllano mezzi potentissimi, che applicano oltre che alla produzione di beni quotidiani, anche all’esplorazione dell’universo, e alla manipolazione del DNA, e degli embrioni umani.
Destano meraviglia il percorso e le potenzialità della scienza e della tecnica, e suscitano un senso di orgoglio per le capacità del genere umano, ma pongono, con grande preoccupazione, alcune domande; gli scienziati si accorgeranno in tempo utile dei potenziali errori e saranno capaci di non rompere l’armonia della vita? Questi meravigliosi successi della scienza, impongono all’umanità un’ulteriore grande responsabilità di decisione sulla vita e sulla morte.


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martedì 4 dicembre 2007

Ogni volta

Ogni volta che Mario entra nel suo paese, Ruvo di Puglia, da via S. Barbara il suo sguardo corre verso il secondo balcone della prima costruzione in pietra che si incontra sulla sinistra. E la mente corre a richiamare immagini sbiadite dal tempo ma radicate come i primi fili del groviglio della memoria.
C’è sempre sul quel balcone un bambino con i pantaloncini, sorretto da due esili e traballanti gambine, legato con le manine ai ferri della ringhiera che guarda i passanti e cerca di familiarizzare con le immagini amiche.
Cinguettano gli uccelli, abbaia il cane, miagola il gattino, ecco la capretta, passa l’asinello che fatica sotto la soma. Quanti carri trainati da cavalli o da muli passano sotto il balcone, è una via di grande traffico nelle ore del rientro dei contadini dalle campagne.
Papà, papà! Mamma, sta arrivando papà! Il bambino ha visto da lontano il carro che riporta a casa il papà che torna dalla campagna. Ma il papà ritarda a rientrare e il bambino freme.
Il papà ha dirottato la mula che traina il carro verso il “pilone”, la fontana abbeveratoio non lontano da casa, per farla dissetare e anche per fare provvista di acqua per la casa, all’epoca solo le case di alcuni signori potevano disporre di fontane, tutti gli altri dovevano attingerla dai pozzi o dovevano trasportarla, riempiendo le “quartare”(delle giare di terracotta) o i secchi di legno o di stagno dalle fontane pubbliche. Finalmente il papà rientra e il bambino gli corre tra le braccia, il papà è stanco ma i suoi occhi brillano e sorridendo solleva il bambino come un piuma con le sue mani incallite e ruvide per il duro lavoro.