sabato 13 ottobre 2007

La filosofia

La parola filosofia ha in sé un significato generico, ovvero “amante della sapienza”, e come tale è un’attività propria di ciascun uomo, anche se non tutti, come già erano consapevoli gli antichi, la esercitano coerentemente. Infatti ci sono gli arroganti che ritengono di possedere ogni conoscenza, ci sono coloro che avviliti da condizioni disumane non hanno il tempo di dedicasi ad essa.
Tra i tanti attributi che si possono dare alla filosofia si può ritenere, seguendo la tradizione greca, che tre di questi siano sufficienti per qualificarla: teoretica, razionale e critica.

La filosofia è scienza teoretica ovvero l’uomo che è colto dalla meraviglia di fronte all’osservazione dei fenomeni del mondo circostante è scosso dal torpore della vita quotidiana e si sofferma ad ammirare tali fenomeni, quindi si chiede cosa sono, come e perché avvengono. Oppure quando non è distratto da attività pratiche o da interventi comunicativi esterni, riflettendo scopre se stesso e si domanda chi è, perché esiste ovvero qual è il senso della vita.

Da questo momento si sprigiona nell’uomo coinvolto dalla filosofia un processo di attività razionale; chiedendosi il perché e il come dei fenomeni che hanno suscitato la sua attenzione vuole trovare una giustificazione o un ordine in modo tale che gli stessi siano in qualche modo dominati da lui, ovvero non gli siano estranei, anzi siano a lui utili.

In tal modo la filosofia è critica perché non accetta i dati immediati della propria esperienza, né i valori tradizionali della propria comunità. Si apre in tal modo una situazione conflittuale tra individui, strati sociali, associazioni, perché pur aperti alla ricerca della verità, ognuno è legato ai propri pregiudizi se non chiaramente ai propri interessi. Tale conflitto segna appunto il dibattito filosofico e i vari eventi storici.

sabato 6 ottobre 2007

Un punto di vista

In Lombardia, soprattutto nei piccoli centri sviluppatisi nelle vicinanze delle aziende industriali, l’automazione sempre più estesa delle macchine, la riorganizzazione delle industrie, la delocalizzazione o la cessazione dell'attività delle stesse suscitano una grave preoccupazione per l’occupazione tra gli abitanti, anche se lo sviluppo del terziario avanzato nelle grandi città riesce ad assorbire gran parte della manodopera in esubero nelle industrie.
Ciò determina una riconsiderazione dell’occupazione: mentre prima i giovani entravano facilmente nelle industrie, oggi incontrano maggiori difficoltà; inoltre la nuova generazione, che ha conseguito una scolarizzazione superiore, cerca un’occupazione nell’amministrazione pubblica e nei servizi, occupazione che spesso era snobbata dai padri, anche per una remunerazione inferiore di quella che potevano guadagnare nell’industria.
I giovani inoltre devono dividere i vari posti nei servizi pubblici con i meridionali, che, a loro volta, non trovando lavoro, con sacrifici propri e dei propri familiari si erano dedicati da tempo agli studi e purtroppo sono dovuti emigrare affrontando ulteriori gravi sacrifici economici ed affettivi. Oggi alla cronica emigrazione dal Sud Italia si unisce l’emigrazione dai paesi comunitari e extracomunitari aggravando la situazione.In questa circostanza di gravi mutamenti socio-economici in atto da tempo si alimenta la Lega Nord, che invece di affrontare con realismo e razionalità i problemi delle trasformazioni economiche mondiali, sostiene e alimenta l’emotività che da tali circostanze emergono, mitizzando alcuni eventi storici o creandone di nuovi. La Lombardia che per decenni ha sostenuto il capitalismo e l’economia di mercato internazionale per espandere la propria industria, oggi viene tentata dalla Lega ad arroccarsi e a difendere il proprio vantaggio, i cittadini e gli imprenditori della Lombardia sapranno fare le giuste scelte politiche per limitare e annullare tale movimento. L’emotività, la paura, la mitizzazione hanno in passato creato enormi guai all’Italia.