venerdì 17 dicembre 2010

Il primo presepe di famiglia

I bambini crescono e i genitori cercano di educarli secondo la tradizione e la propria educazione.
Il figlio maggiore, Saverio, è già grandicello e la mamma lo aiuta a fare il primo presepe, acquista le statuine dei personaggi più importanti del presepe: la Madonnina, san Giuseppe, Gesù Bambino, un pastorello suonatore di ciaramelle, una suonatrice di arpa, un pastore disteso che guarda un piccolo gregge.

Su un ripiano di una piccola libreria prepara la grotta con una carta marrone recuperata da un imballaggio, il papà porta un po' di muschio e dei ramoscelli dalla campagna ed il presepe è fatto. Tuttavia prima di mettere il bambinello nella grotta, la mamma porta la statuina al parroco per la benedizione, questi la benedice e restituendola invita a custodirla con attenzione e a recitare delle preghiere quando sarà posto nella presepe.

Era costume che tutti i figli anche quelli sposati i giorni di festa li trascorressero con i genitori, e anche quel Natale cenarono insieme i nonni, i figli e i nipotini, era una bella e rumorosa comitiva.

Quando ebbero cenato, la mamma di Saverio ricordò che alla propria casa avevano preparato il presepe.
A quella comunicazione, tutti si dichiararono pronti a trasferirsi per “far nascere Gesù”, e lo zio Ernesto, che era un musicista, prese il suo trombone per accompagnare i canti natalizi. La comitiva si mosse dalla casa del nonno alla casa del nipotino.
Qui giunti, la mamma prese Gesù bambino dal piano del comò, dove lo aveva tenuto per tutta la novena di natale illuminato dalla lampada ad olio, e lo affidò nelle mani del figliuolo, e insieme si avviarono verso il presepe, gli altri li seguirono con la candelina accesa.
Vicino al presepe la mamma sollevò il bimbo, che depose Gesù nella grotta.
Gli altri cantavano 'Tu scendi dalle stelle' e lo zio col trombone suonava.
Recitate le preghiere che il parroco aveva indicato, i presenti si scambiarono gli auguri e la mamma offrì vari tipi di dolci che lei stessa aveva preparato per la festività di natale.
Questo fu il primo presepe della famiglia, che sarà rinnovato ogni anno, arricchendosi di nuove statuine. I bimbi, che con tanta tenerezza si avvicinavano al presepe, sono diventati genitori e nonni, e collaborano ad allestire il piccolo presepe accanto all'albero di Natale.

mercoledì 15 dicembre 2010

Compagni di scuola

Sono trascorsi i primi due anni scolastici, il fratellino Nicola frequenta la prima classe della scuola media.
Mario ha stretto amicizia con i compagni di scuola, soprattutto con quelli che abitano nelle vicinanze della propria dimora, con questi ha stabilito un piano per andare insieme a scuola.
Mario abita più lontano degli altri quindi è il primo a uscire di casa, solo alcune volte si incontra con Pinuccio, che abita a due passi da casa ma questi spesso è accompagnato dai familiari. Deve percorrere circa cento metri, andare verso la fontanina di quartiere, per chiamare Vincenzo, che spesso non è ancora pronto. Entra nella casa di questi, e deve ascoltare le ultime raccomandazioni della madre mentre gli indossa il grembiule o gli ravvia i capelli. Insieme devono percorrere un buon tratto di strada, per raggiungere Loris, un altro compagno di classe. Anche Loris spesso non è pronto, non ha neppure fatto colazione, e bisogna attendere, tuttavia l’attesa non è noiosa perché la mamma, mentre il figlio beve il latte, fa pulizia di alcune gabbie di canarini che alleva in casa, Mario guarda con puerile attenzione soprattutto quando nelle gabbie ci sono i nidi con i canarini ancora impiumi. Ora sono in tre e si avviano speditamente verso la scuola perché è quasi ora del suono della campanella. Le strade erano frequentate da tanti bambini e solo alcuni di prima o seconda elementare erano accompagnati dai genitori. Per le strade non c’era traffico di auto (all’epoca nel paese c’erano pochissime autovetture) né di carri, perché alle otto i contadini già lavoravano da tempo nei campi; solo raramente circolava qualche carro che procedeva con estrema prudenza soprattutto sulle strade frequentate dai bambini.
C’era una grande intesa tra i compagni di scuola, erano diventati una squadra. In classe erano attenti alle parole e agli insegnamenti del maestro e fuori c’era una coesione di intenti, pronti a soccorrersi l’uno con l’altro.
Quando si marciava lungo il corridoio della scuola e si incontrava un’altra classe il capo squadra dava l’ordine “passo!” e tutti segnavano il passo con forza quasi per sottolineare la compattezza della squadra.L’ultimo giorno di scuola segnò la fine della vita del gruppo, molti intrapresero un lavoro, altri seguirono scuole diverse, ma non è venuto meno quel legame che ci tenne uniti per cinque anni della nostra fanciullezza, e ancora oggi, quando ci si incontra con quei pochi, che sono rimasti in paese riemerge quella simpatia che ci legò in quegli anni.