martedì 4 dicembre 2007

Ogni volta

Ogni volta che Mario entra nel suo paese, Ruvo di Puglia, da via S. Barbara il suo sguardo corre verso il secondo balcone della prima costruzione in pietra che si incontra sulla sinistra. E la mente corre a richiamare immagini sbiadite dal tempo ma radicate come i primi fili del groviglio della memoria.
C’è sempre sul quel balcone un bambino con i pantaloncini, sorretto da due esili e traballanti gambine, legato con le manine ai ferri della ringhiera che guarda i passanti e cerca di familiarizzare con le immagini amiche.
Cinguettano gli uccelli, abbaia il cane, miagola il gattino, ecco la capretta, passa l’asinello che fatica sotto la soma. Quanti carri trainati da cavalli o da muli passano sotto il balcone, è una via di grande traffico nelle ore del rientro dei contadini dalle campagne.
Papà, papà! Mamma, sta arrivando papà! Il bambino ha visto da lontano il carro che riporta a casa il papà che torna dalla campagna. Ma il papà ritarda a rientrare e il bambino freme.
Il papà ha dirottato la mula che traina il carro verso il “pilone”, la fontana abbeveratoio non lontano da casa, per farla dissetare e anche per fare provvista di acqua per la casa, all’epoca solo le case di alcuni signori potevano disporre di fontane, tutti gli altri dovevano attingerla dai pozzi o dovevano trasportarla, riempiendo le “quartare”(delle giare di terracotta) o i secchi di legno o di stagno dalle fontane pubbliche. Finalmente il papà rientra e il bambino gli corre tra le braccia, il papà è stanco ma i suoi occhi brillano e sorridendo solleva il bambino come un piuma con le sue mani incallite e ruvide per il duro lavoro.

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