domenica 26 ottobre 2008

La bottega dello stagnino

Mario incominciava ad esplorare il mondo circostante, conosceva le persone amiche, le attività che esse svolgevano, ogni tanto riusciva a toccare gli arnesi degli artigiani e a chiederne le loro funzioni, ma il luogo che maggiormente frequentava era la bottega dello zio stagnino. Questi abitava con il nonno e aveva la sua bottega a pochi passi dalla casa, e spesso capitava che la mamma andava dal nonno e permetteva al piccolo Mario di sostare dallo zio, che con tanta gentilezza e comprensione si prestava a custodire il nipotino. Qui Mario rovistava ogni cosa e osservava il lavoro dello zio. Questi forgiava e assemblava vari utensili domestici e da lavoro, ora non più in uso, con lamine di ferro e stagno (latta): contenitori dell'olio, secchi, pompe, varie protezioni per le dita dei falciatori, secchielli, brocche, tegami, bacinelle varie ecc. Ma ciò che destava maggiore curiosità in Mario era la costruzione dell'imbuto: lo zio prendeva il “foglio di stagno”, lo disegnava secondo le richieste dei clienti, quindi tagliava due pezzi, uno più piccolo per la parte sottostante l'imbuto l'altro più grande dove dovevano essere versati i liquidi, li forgiava poi li saldava singolarmente, quindi li assemblava saldandoli insieme, ogni volta poneva un acido quindi con una mano prendeva lo stagno con l'altra un ferro rovente che accostava allo stagno che sciogliendosi andava ad unire le varie parti della lamiere attentamente tenute vicine. Quindi sagomava i bordi e aggiungeva una fascetta sempre di latta per poter reggere o appendere l'imbuto. Non ricordo quanto tempo impegnasse, forse tra 15 o 30 minuti, quando non era interrotto dal suo lavoro da altri avventori o da altre faccende. Ciò avveniva negli anni '50-'60, quando erano diffusi nel paese tanti artigiani che svolgevano varie attività, un po' la volta scomparsi o trasformati in aziende più grandi e specializzate.
Negli anni '80 quando Mario ebbe l'opportunità di vedere la fiera delle macchine utensili di Milano e vide una macchina che senza operai trasformava, circa ogni 5 secondi, un blocchetto di alluminio in imbuto pronto per l'uso, si rese effettivamente conto delle profonde trasformazioni nel mondo della produzione e dell'impossibilità della sopravvivenza delle botteghe artigiane e dei tanti drammi subiti da tante bravissime persone in seguito a tali trasformazioni. Gli apparvero con lucidità il senso delle lotte che questi sin dalla fine del '700 in Inghilterra avevano condotto contro le macchine.
La macchina di imbuti vista a Milano avrebbe fornito in un solo giorno di imbuti tutti i paesani di mio zio, e forse molti, avendone in abbondanza lo avrebbe usato come cappello come l'uomo di latta della favola del Mago di Oz.
Ma anche questa macchina gli sembrò già superata, perché nella vita domestica, ai nostri giorni, si usano sempre di meno i prodotti in metallo, mentre, soprattutto per i liquidi, predominano gli utensili in plastica.
In questi pochi anni della sua vita Mario ha visto grandi cambiamenti che hanno travolto le abitudini, l'organizzazione del lavoro e la società intera.

martedì 21 ottobre 2008

Il federalismo

Il federalismo indica un accordo tra varie entità politiche (piccoli stati) per conseguire una finalità che superi interessi particolari. Di solito il federalismo è sostenuto da movimenti o partiti di democrazia radicali, e sostenitori di una reale democrazia, con una rappresentanza la più diretta possibile. Solo per ricordare alcuni eventi storici in cui più profondamente fu dibattuto il tema del federalismo nell'età moderna: durante l'affermazione del calvinismo in Svizzera e Provincie Unite, la democrazia diretta di Rousseau in Francia, il dibattito sul federalismo durante la rivoluzione delle colonie inglesi d'America, le scelte politiche della Comune parigina del 1870 a Parigi....
Sono questi i momenti cruciali della storia in cui i democratici hanno sostenuto la necessità della partecipazione alla vita politica del proprio paese. La convinzione di fondo è l'uguaglianza degli uomini e la capacità di tutti di partecipare alla vita politica, unita alla necessità di superare gli egoismi per addivenire al conseguimento di finalità comuni per il benessere di tutti. Tali convinzioni erano sostenute dalla lotta contro l'assolutismo monarchico o delle varie oligarchie predominanti nei vari stati europei e non.
Anche quando fu unificata l'Italia si discusse di federalismo e centralismo, ma la classe politica dell'epoca decise il centralismo creando non pochi problemi all'equilibrio negli stati preesistenti. Sarebbe stato più realistico, come sta avvenendo oggi in Europa quando devono essere ammessi altri stati, prima far conseguire un certo equilibrio fra gli stati e poi integrarli, ma la logica dei politici dell'epoca fu altra con conseguenze nefaste per l'equilibrio interno.
L'Assemblea che ha prodotto la Costituzione Italiana, composta prevalentemente da partiti democratici, erano ben consapevoli di un organizzazione statale che coinvolgesse il popolo nelle scelte politiche del Paese e nella sua amministrazione, pertanto aveva proposto un'organizzazione regionale. Tuttavia solo nel 1970 furono istituite le Regioni a statuto ordinario, con scarse deleghe politico-amministrative, per cui ancora oggi abbiamo un governo centrale che lascia pochi spazi agli organi periferici: delega alcune funzione e poi per motivi “misteriosi” ritira le deleghe, come è avvenuto poco tempo fa per l'I.C.I. ai Comuni.
Pur condividendo in linea di principio il federalismo, ho delle perplessità per come sta avvenendo e da chi viene proposto. Non so quale federalismo possa essere sostenuto da A.N., che ha sempre sostenuto un forte potere centrale e continua a proporre il presidenzialismo come forma di governo, o dalla Lega Nord, che, da quando si legge dai suoi programmi e dai suoi manifesti, vuole il federalismo, non per un programma di cooperazione e di maggiore forza per l'Italia, ma per difendere presunti interessi del Nord (per il momento non voglio inoltrarmi nell'analisi di questi interessi), sostenendo la convinzione che la maggior parte delle tasse pagate dai lombardi vada disperse per sovvenzioni al Sud, o per lo sperpero che fa il governo centrale.
Spesso da forze contrastanti o avverse possono derivare anche esiti positivi; auguro alle giovani generazioni dell'Italia che dal dibattito parlamentare possa emergere un equilibrato federalismo che esalti la democrazia italiana, visto che a livello nazionale tentano di limitare la partecipazione al voto, delegando ai partiti di nominare i rappresentanti nel Parlamento Italiano, e da quello che si legge sui giornali anche al Parlamento Europeo, togliendo al popolo quel residuo di democrazia che è la scelta dei propri rappresentanti tramite la manifestazione della preferenza tra i vari candidati nelle liste di partito.
Sarà questa la democrazia che sostengono i novelli federalisti italiani?