domenica 31 maggio 2009

La libertà

La libertà non è altro che il vivere umano. L'agire dell'uomo è determinato, oltre che dalle passioni naturali e dai sentimenti, dalla consapevolezza e dall'autodeterminazione.
Se un uomo non è consapevole, non è cosciente di ciò che sta facendo, oppure è costretto con la forza da altri uomini o da particolari stress psicologici a compiere determinate azioni, non è libero e pertanto non può ritenersi responsabile delle azioni compiute in tale stato.

La libertà non è un dono avuto una volta per sempre, ma è ricerca e conquista quotidiana. Non è evasione, ma impegno costante: è feconda operatività e costante relazione con gli altri.

É compito di ciascun uomo e della società determinare le condizioni di libertà.
Una persona deve operare in modo da comportarsi nel modo più razionale possibile: deve potenziare le proprie conoscenze e agire con consapevolezza e responsabilità.
La società deve contribuire a sostenere lo sviluppo del sapere e deve eliminare le condizioni fisiche e morali che limitano lo sviluppo della personalità di ciascun membro della comunità.

martedì 19 maggio 2009

Democrazia e libertà

La democrazia consiste nella partecipazione del popolo alla gestione della sovranità dello stato. Il popolo partecipa direttamente alla formazione delle leggi (democrazia diretta) o elegge i propri rappresentanti (democrazia indiretta).

La democrazia è un'istituzione politica per uomini liberi
o che tali vogliono essere.

Dalla storia si possono reperire molti esempi di democrazia, qui ricordo alcuni momenti rilevanti della sua affermazione: la democrazia ateniese, la democrazia liberale dell'età moderna, la democrazia socialista, la reazione al Fascismo in Italia.

1. In Atene nel VI-V secolo a.C. la società si evolve, da società prevalentemente agricola e pastorale diventa società aperta al commercio. Le sue navi solcano l'Egeo e il Mediterraneo, pertanto la classe mercantile diventa ricca, spesso più ricca della vecchia aristocrazia; pertanto pretende i pieni diritti di cittadinanza. Critica i principi su cui si fondava il potere e la cultura dei grandi proprietari fondiari, chiede di partecipare alla vita politica del paese; in tal modo si pongono le premesse della democrazia. Una democrazia che permette l'accesso ai posti di responsabilità di governo alle classi più abbienti, e solo in parte vengono coinvolti i più poveri.

2. Durante il Medioevo in Europa si era ridefinita una classe aristocratica, che basava la propria ricchezza e il proprio potere sulla gestione dei feudi. Passando dall'economia di sussistenza a quella di scambio, emerge e si sviluppa la classe borghese prima mercantile poi imprenditoriale, artigiana-industriale. Quando la borghesia è matura e ha la forza di far rispettare le proprie aspettative, impone al monarca e all'aristocrazia il proprio coinvolgimento nella vita politica. Nascono le prime repubbliche e dove permane la monarchia, questa è sottoposta al vincolo della costituzione. I parlamenti che si affermano in questo periodo, sono formati dai rappresentanti eletti su base censitaria. Solo i più ricchi possono partecipare alla vita politica, nasce una democrazia su misura della classe sociale che l'ha pretesa ed imposta con la sua forza.

3. Con lo sviluppo industriale si forma la classe operaia, che è subordinata agli imprenditori. Tra queste due classi si sviluppa una dialettica. La classe operaia, proveniente dal mondo artigiano e contadino, in un primo momento è costretta dalla miseria ad accettare le condizioni di vita determinate dai nuovi sistemi produttivi; in seguito prendendo coscienza della sua forza pretenderà il riconoscimento dei propri diritti umani e politici. Chiederà di partecipare alla vita politica del proprio paese per difendere la propria dignità umana e migliori condizioni di vita. In tal modo la democrazia si espanderà, con il suffragio universale. Gli esiti di questa lotta saranno differenti nei vari paesi per la diversa maturità culturale ed economica degli stessi.

4. All'inizio del XX secolo, gran parte dell'Europa ha vissuto l'esperienza della dittatura, che molti cittadini dell'epoca hanno accettato come soluzione ai problemi politici e sociali emersi nel primo dopoguerra, ma tanti altri l'hanno dovuto subire. Questi ultimi per difendere i propri principi etici sono stati costretti ad emigrare, altri hanno subito il carcere e limitazioni dei propri diritti, altri ancora, pur non accettando il regime imposto, si sono in parte adeguati alle nuove condizioni di vita. Ma quando le dittature hanno manifestato i loro limiti, i democratici si sono riappropriarti dei propri diritti, che hanno ridato anche a quelli che avevano condiviso la dittatura.
Alla fine della seconda guerra mondiale, in Italia, è rinata la democrazia, il popolo ha potuto esprimere le proprie convinzioni politiche. Le sedi dei partiti sono frequentate, e spesso si tengono assemblee, nella quali si condividono o si dibattano le vari opinioni e intanto si matura il consenso per una scelta piuttosto che per un'altra. Spesso gli eletti, nelle varie istituzioni, dei vari partiti si incontrano con gli elettori condividendo le proprie iniziative e ascoltando le esigenze del popolo. I partiti diventano scuola politica e viva vita democratica.

Pur nell'acceso dibattito politico tra contrastanti dottrine sono state prese importanti e opportune decisioni: solo per ricordare la più importante: la Costituzione è stata approvata in circa un anno (oggi, per modificarne un articolo sono necessari anni).

Il senso del bene comune, della libertà e della responsabilità devono sempre essere presenti nei dibattiti politici.