domenica 20 maggio 2012

TO ROME WITH LOVE


Questo film potrebbe essere lo specchio di alcuni momenti della commedia della vita.
Spesso la vita vissuta nella normale quotidianità da molti è considerata banale, perché non riscontrano particolari emozioni e vorrebbero evadere  in un mondo che spesso è solo nei loro sogni. Woody Allen nel film fa vivere agli spettatori alcune possibili evasioni.
Uscire dalla serenità dell’angusto spazio affettivo della propria famiglia per essere immerso nella folla dei fotoreporter.
Cercare di rivivere un amore eccitante della propria giovinezza.
Rinunziare  al lavoro nel proprio luogo di residenza per un altro lavoro lontano, forse più redditizio.
Esibire le proprie doti, che nella quotidianità non sono adeguatamente apprezzate, anzi spesso sono oggetto di ironia e di scherzo.
Per molti tali evasioni diventano uno scopo della loro vita, pochi riescono ad affermarsi assumendo nuovi stili di vita con i relativi rischi, tanti vivono in un continuo conflitto tra la realizzazione dei loro sogni impossibili e la propria vita quotidiana. Woody Allen nel film fa vivere agli attori una breve esperienza delle proprie evasioni, evidenziando l’instabilità e le difficoltà cui potrebbero andare incontro, e questi accettano di ritornare a vivere serenamente la propria quotidianità, che sarà banale, ma proprio per questo più vicino alla naturalezza dei propri affetti.    

sabato 19 maggio 2012

I figli Saverio e Maria



Anna è in stato interessante per la seconda volta. I due Marco e Anna affrontano questa nuova circostanza con la massima preoccupazione, vogliono difendere il bambino che sta per nascere.
Trascorsi i nove mesi, nascono due gemelli, a cui danno i nomi dei nonni paterni: Saverio e Maria.
Alla gioia della nascita dei gemelli, si accompagna la fatica della cura necessaria per il loro sostentamento. Il latte di Anna, non è sufficiente per i due né all’epoca c’erano gli alimenti di cui le mamme dispongono oggi, per cui ricorre all’aiuto di una balia per  allattare uno dei due. Tutti i familiari cercano di dare, secondo le possibilità, la loro collaborazione, in questo momento si rileva di grande aiuto l’apporto del nipotino, anche lui di nome Saverio, che si reca spesso alla casa della zia Anna, e spesso prende il piccolo neonato e, avvolto nelle fasce e ben coperto, lo porta alla balia, mentre Anna si prende totalmente cura della piccola Maria. Marco quando ritorna dai campi dà la sua collaborazione alla moglie, ma, stanco per la fatica, non riesce sempre a contribuire validamente e per un lungo tempo.
Anche questa maternità è rattristata per la morte della piccola Maria. Dopo circa un anno e mezzo la piccola, colpita da una malattia incurabile, muore e con lei tutte le speranze che Nannina aveva riposto nella figlia femmina. La corona di angeli intorno all’immagine del Sacro Cuore ha un altro angioletto familiare.

Mamma e papà


Marco e Anna, nel loro entusiasmo giovanile rafforzato dal sentimento che li vincolava, si fecero carico del peso della famiglia senz'alcun risparmio di energia.
Dopo il primo anno di matrimonio nacque un bel bambino di carnagione chiara e dai capelli rossi, che chiamarono Saverio come il nonno paterno. Ma la gioia apportata da questo primo figlio durò poco, dopo pochi mesi  morì (all’epoca, non disponendo di efficaci cure mediche, molti bambini morivano al momento del parto o nei primi mesi di vita).
Tutti gli eventi della vita lasciano un segno indelebile nella persona che li ha vissuti, la morte del primogenito lascerà un’impronta in Anna per tutta la vita, che ogni tanto emergeva nel ricordo del figlio dai capelli rossi, che vedeva tra gli angeli che facevano corona all’immagine del Sacro Cuore, che era sul comò della camera da letto.

Le esigenze della vita sollecitano all’impegno quotidiano e il tempo copre con un velo sempre più denso i fatti trascorsi.  

Marco ogni giorno va a lavorare nei campi di suo padre o di altri, senza risparmio di fatica, è apprezzato e stimato per il suo lavoro; il ricavo del raccolto o il salario guadagnato lo consegna ad Anna, la quale, prelevatone una parte per l’economia domestica, lo deposita sul libretto bancario a lei intestato. È lei che amministra il bilancio famigliare che ha come unico introito il ricavo derivante dal lavoro di Marco e dalla vendita dei prodotti dei campi. 
Marco ha piena fiducia del suo operato, le chiede ogni tanto a quanto ammonta il deposito e, quando lo ritiene sufficiente per investirlo nella propria azienda, incomincia a fare dei progetti di acquisto facendone partecipe Anna, con cui condivide ogni decisione.