venerdì 21 dicembre 2012

Nicola e Mario



I primi anni trascorsi in questa casa, sono anni difficili, sono gli anni della Seconda Guerra Mondiale. Per una fortuita coincidenza Marco non fu costretto ad arruolarsi, perché tutti i giovani della classe del Principe Umberto furono esonerati. Marco continuò a sostenere la propria famiglia con tutti i mezzi di cui poteva disporre.

Quando per la distribuzione delle razione di cibo all’esercito e ai civili fu decretato l’ammasso dei prodotti agricoli, Nannina e altre amiche si fingevano spigolatrici per recuperare qualche spiga di grano in più da portare a casa, frequentando i campi in cui Marco stava mietendo.

Nel 1943 Nannina e Marco ebbero un altro figlio a cui dettero il nome Nicola, come il nonno materno. Fu l’anno della guerra più difficile per l’Italia Meridionale, perché con l’armistizio e poi la dichiarazione della fine della belligeranza contro gli alleati, si scatenò la reazione dei tedeschi.

Ruvo di Puglia non subì gravi fatti d’armi, furono dati degli allarmi per lo sgombero della città, passarono degli stormi di aerei, ma non ci fu un bombardamento. In lontananza si videro delle squadriglie di aerei, ma questi si allineavano per versare i loro carichi mortali su Foggia.
Nel 1944 il fronte si spostò subito verso il Nord, allontanando la guerra dalla Puglia.

A Ruvo, proprio nelle vicinanze dell’abitazione di Marco e Anna, si erano accampati per un certo tempo gli alleati. A questi spesso offrivano quel po’ di frutta che potevano e in cambio avevano vecchi abiti o maglie oppure teli dei paracaduti non più utilizzabili, che le abili mani di Anna e delle vicine di casa riuscivano a sfilacciare per tessere nuovi abiti. Gli uomini riutilizzavano i bauli, svuotati dalle armi, come contenitori di attrezzi agricoli.

A fine novembre del 45 nacque Mario, l’ultimo figlio, che non fu dichiarato subito all’anagrafe contravvenendo alle leggi vigenti, perché in caso di chiamata alle armi sarebbe stato più adulto e sarebbe arruolato, dicevano, con lo scaglione successivo, preoccupati che non succedesse al figlio come al fratello di Marco, che dovette partecipare alla Prima Guerra Mondiale ancora diciassettenne.