sabato 19 giugno 2010

Il parlamentare

Ogni parlamentare, deputato o senatore, è la manifestazione della volontà del popolo, da cui è stato eletto, pertanto esprime la sovranità del popolo; tuttavia la Costituzione lo svincola da un mandato diretto degli elettori, perché i legislatori devono tendere al bene della comunità. Ciò non significa che debba tradire la fiducia e le esigenze dei propri elettori, ma che, in seguito ai dibattiti parlamentari, agli approfondimenti operati, alla maturazione di una convinzione condivisibile anche dai suoi elettori, faccia le scelte più opportune per addivenire ad una legge che possa essere un bene per l’intera comunità nazionale, di ciò, comunque, dovrà rendere conto ai suoi elettori.
L’Art. 67 della Costituzione Italiana dichiara:
“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”
Con questo articolo i costituenti hanno assegnato ad ogni parlamentare la responsabilità di superare le contrapposizioni politiche e di parte per addivenire ad una sintesi delle varie opinioni nell’interesse del bene comune.
La democrazia si rafforza e si arricchisce con il dialogo e il contributo della maggior parte dei cittadini e dei loro rappresentanti. Mentre nell’esperienza della vita politica italiana, questo articolo spesso è stato disatteso, quando si è affermata la necessità della disciplina di partito, o il cosiddetto centralismo democratico, quando si è stabilito un patto con i propri elettori.
Così facendo è stata strozzata sul nascere ogni forma di dialogo tra i vari partiti, e sono state alimentate le contrapposizioni in Parlamento rendendo faticosa e scarsamente produttiva l’attività dello stesso.E se i parlamentari sono designati dalle segreterie dei partiti e inseriti nelle liste secondo la volontà dei dirigenti, mentre gli elettori non possono esprimere le loro preferenze nei confronti degli stessi, potrebbe qualcuno immaginare che i membri del Parlamento rispettino l’art. 67? E la democrazia come sarebbe alimentata?

venerdì 18 giugno 2010

Il Partito

La parola è di per sé significativa, deriva da parte e indica che esprime opinioni di una parte dell’elettorato. In democrazia il partito dovrebbe nascere dall’esigenza dei cittadini di partecipare alla gestione del bene comune, esprimendo i propri punti di vista, le proprie necessità e le eventuali possibili soluzioni.
Il partito dovrebbe essere una punto d’incontro dove gli iscritti (e iscritti ai vari partiti dovrebbero esseri tutti i cittadini) possano esprimere le proprie esigenze le proprie valutazioni sui vari eventi politici.
I dirigenti delle segreterie dovrebbero essere capaci all’ascolto e a compiere le prime sintesi delle opinioni espresse, per poi comporle con quelle raccolte da altri partiti nella sede del Parlamento, prima della formazione delle leggi valide per tutti, per il bene comune.
In riunioni periodiche, soprattutto in prossimità delle elezioni ai vari livelli istituzionali, i coordinatori delle sezioni dovrebbero esprimere le linee politiche condivise dagli scritti, con ipotesi di programmi per la soluzione dei problemi più impellenti e chiedere la disponibilità di quanti siano ritenuti in grado di sostenerli e di portarli ad attuazione.
Il partito dovrebbe essere scuola di politica. Già discutere dei problemi individuali e condividerli con altri sarebbe un ottimo strumento di socializzazione e responsabilizzazione. Se questi fossero approfonditi e confrontati con tematiche di politica nazionale e internazionale con eventuali dibattito con cittadini esperti nei vari settori, il partito assolverebbe una funzione socializzatrice e politica di elevato livello.
Maturato dopo ampie discussioni il consenso e il sostegno consapevole non dovrebbero mancare.

Costituzione italiana, Art. 49 “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.”