lunedì 19 novembre 2007

La conoscenza: uno strumento per la sopravvivenza

Se nella “Genesi” la conoscenza è data sì da Dio, ma è l’uomo che sin dall’inizio si assume la responsabilità delle sue conseguenze, infatti mangia dell’albero della “conoscenza del Bene e del Male” contravvenendo all’ordine di Dio, nel mondo antico della Grecia la conoscenza è un dono, non del tutto spontaneo, degli dei.
Platone nel dialogo “Protagora” narra l’origine dell’uomo. Gli uomini, come tutti gli altri animali, vengono plasmati con la terra e con il fuoco dagli dei, quindi viene affidato a Epimeteo e a Prometeo la distribuzione delle facoltà naturali in modo che ciascuno possa sostenersi e difendersi, ma lo sbadato Epimeteo dette tutte le facoltà agli animali, lasciando nudo l’uomo. “Prometeo allora, trovandosi appunto in grande imbaraz­zo per la salvezza dell'uomo, ruba a Efesto e ad Atena il sapere tecnico, insieme con il fuoco e ne fece dono all'uomo. L'uo­mo, dunque, ebbe in tal modo la scienza della vita” (Platone, Protagora).
L’uomo, avendo acquisito il sapere tecnico, proprio delle divinità greche, per poter provvedere alle sue esigenze di vita, si distacca ulteriormente dagli altri animali e si avvicina alla natura divina. In qualche modo l’uomo è diventato responsabile di sé stesso, in quanto deve provvedere, diversamente dagli altri esseri viventi, a procurarsi i mezzi per sostenersi e per difendersi dalle intemperie e dalla minaccia degli altri animali.
Ma la conoscenza non può ridursi solo al sapere tecnico, essa serve soprattutto per la vita ‘politica’, infatti ogni uomo, non potendo svolgere tutte le mansioni sociali, ha bisogno della solidarietà degli altri. Per raggiungere tale finalità l’uomo deve superare il proprio egoismo (il proprio isolamento) e stabilire le norme di una convivenza pacifica e solidale.
È detto ancora nel ‘Protagora’ che gli uomini, vivendo sparsi e non riuscendo a vivere in società, erano ancora deboli nei confronti degli animali feroci. “Allora Zeus, temendo per la nostra specie, minacciata di andar tutta distrutta, inviò Ermes per­ché portasse agli uomini il pudore e la giustizia affinché servissero da ordinamento della città e da vincoli costituenti unità di amicizia(Platone, Protagora).
La conoscenza sia nel testo biblico che nel pensiero greco qualifica l’uomo, lo distingue dagli altri esseri viventi e lo avvicina alla divinità, tuttavia sembra in ambedue i contesti che la conoscenza sia un qualcosa in più offerto all’uomo, aggiunta al suo stato primitivo e serve appunto a sostenere, a moderare, e a difendere in qualche modo la prima funzione immediata e istintiva a lui attribuita.
La conoscenza razionale, come già detto, permette all’uomo di scoprire nuovi strumenti per sostenere e migliorare le condizioni umane sia nel sapere tecnico-scientifico sia nelle relazioni socio-politiche, ma questo sapere non riesce sempre a controllare gli istinti, pertanto spesso emergono dei comportamenti impulsivi, a volte violenti; né riesce a cogliere in una visione globale i vari aspetti della vita, di conseguenza, pur migliorando in molti aspetti la vita umana, spesso deforma il naturale evolvere degli esseri e degli eventi.


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mercoledì 7 novembre 2007

La conoscenza: il frutto dell’albero proibito

Nel primo libro della Bibbia “La Genesi”, dopo la narrazione della creazione dell’universo, delle piante e degli animali, si parla della speciale creazione dell’uomo. “Poi Iddio disse: ‘facciamo l’uomo a nostra immagine’…”(Gen. 1.26)
Pur avendo creato l’uomo a sua immagine, Dio ha voluto che l’uomo esercitasse le sue facoltà, assumendosi le responsabilità della propria vita, pertanto gli ha offerto la conoscenza come un’ulteriore opportunità.
Ovvero aveva dato agli uomini come a tutti gli altri esseri viventi i mezzi per vivere, gli aveva dato una superiorità e la padronanza sugli altri, “e il Signore Iddio fece germogliare dal suolo ogni specie di alberi piacevoli di aspetto e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino, e l’albero della conoscenza del bene e del male”. (Gen. 2.9)
Tuttavia aveva proibito di mangiare dell’albero della conoscenza, mangiando di quest’albero l’uomo avrebbe perso l’innocenza e in questo modo si sarebbe fatto carico delle conseguenze delle sue scelte. L’uomo ha osato mangiare dell’albero proibito, ma appena mangiato dell’albero della conoscenza del bene e del male, l’uomo prova il primo senso del pudore scoprendosi nudo, e quindi sente il peso della vita.
La conoscenza è una facoltà dell’uomo che lo distingue dagli altri esseri, o come disse il serpente “qualora ne mangiaste si aprirebbero gli occhi vostri e diventereste come Dio”(Gen. 3.5), difatti oltre a rendere consapevole l’uomo delle sue azioni, lo rende libero, in quanto tramite questa riesce a distinguere il bene dal male. Tale consapevolezza fa superare lo stato di innocenza e rende l’uomo responsabile delle proprie azioni, e ad ogni incremento della conoscenza ne consegue un ulteriore grado di responsabilità. Non tutti vogliono osare utilizzare a pieno la conoscenza e spesso ricorrono a miti, a modelli, ad abitudini tramandate rifiutando di affrontare il rischio del sapere. Ma l’uomo da quando ha cominciato a conoscere non può arrestarsi, senza venir meno allo statuto fondamentale della sua natura, anche se spesso emerge il rimpianto di uno stato primitivo di innocenza o la paura di non riuscire a dominare gli esiti delle conoscenze acquisite.

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