giovedì 30 gennaio 2014

Il lavoro nel mondo greco


    
     Anche nel mondo della Grecia classica il lavoro è un elemento sostanziale della vita dell’uomo, che lo rende in qualche modo simile agli dei.

     Tra i tanti miti, che formavano il sostrato della cultura antica, il mito di Prometeo ed Epimeteo esprime la grande reputazione che i greci avevano per il lavoro.

     Prometeo ed Epimeteo erano stati incaricati dagli dei di distribuire agli esseri viventi i mezzi per sopravvivere.

     “Ma Epimeteo non si rivelò bravo fino in fondo: senza accorgersene aveva consumato tutte le facoltà per gli esseri privi di ragione. Il genere umano era rimasto dunque senza mezzi, e lui non sapeva cosa fare. In quel momento giunse Prometeo per controllare la distribuzione, e vide gli altri esseri viventi forniti di tutto il necessario, mentre l’uomo era nudo, scalzo, privo di giaciglio e di armi… Allora Prometeo, non sapendo quale mezzo di salvezza procurare all’uomo, rubò a Efesto e ad Atena la perizia tecnica, insieme al fuoco… e li donò all’uomo… Da questo dono derivò all’uomo abbondanza di risorse per la vita…  
Allorché l’uomo divenne partecipe della sorte divina, in primo luogo, per la parentela con gli dei, unico fra gli esseri viventi, cominciò a credere in loro, e innalzò altari e statue di dei. Poi subito, attraverso la tecnica, articolò la voce con parole, e inventò case, vestiti, calzari, giacigli e l’agricoltura.”

     In questo mito appare con chiara evidenza che i greci ritenevano che la perizia tecnica, ovvero la conoscenza che è capace di progettare e produrre i mezzi della sussistenza e della difesa degli uomini, è una facoltà che distingue gli uomini dagli altri esseri viventi e dà loro la possibilità di diventare simili agli dei. Con la perizia tecnica essi in qualche modo ricreano la propria natura, guadagnano una maggiore indipendenza e quindi la libertà. Gli umanisti italiani del Quattrocento e del Cinquecento esalteranno tale facoltà affermando che con questa l’uomo diventa “artefice del proprio destino”. Il lavoro conseguente alla conoscenza è una prerogativa dell’uomo, privandolo di questa si riduce la sua dignità.

  

venerdì 17 gennaio 2014

Il lavoro nella Genesi

Il lavoro è una facoltà inerente la natura dell’uomo. Tramite il lavoro l’uomo realizza se stesso, acquisisce dignità, e preserva la propria libertà.

Nella Genesi il lavoro è presentato come un castigo di Dio, come conseguenza della disubbidienza dell’uomo all’ordine di Dio di non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male.

17 All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: ‘Non ne devi mangiare’, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita.
18 Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre.
19 Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!».
(Genesi)

Riflettendo su tutto l’evento, la disubbidienza a Dio e il conseguente castigo della fatica del lavoro, non è difficile rilevare che questo segna il passaggio dell’uomo dallo stato di innocenza alla stato della consapevolezza, della responsabilità e della libertà. Tale evento in modo più o meno drammatico, ma anche con una sensazione di piacere, si ripete ogni volta che un figlio, acquisita un’ adeguata e consapevole maturità, ritiene che non debba più dipendere dal padre, e questi con un po’ di amarezza, ma contento perché suo figlio finalmente è adulto, accetta il distacco da sé del proprio figlio. Da questo distacco deriva un’ovvia conseguenza: il figlio, come Adamo quando volle assumersi la responsabilità della conoscenza, della responsabilità e della libertà, deve provvedere col proprio lavoro al proprio sostentamento.

Ciò è senza dubbio una fatica, ma esalta la dignità dell’uomo, che, contrariamente agli altri esseri, con la propria attività realizza se stesso e difende la sua libertà.

Dio, che aveva fatto l’uomo a sua immagine, ha permesso gli eventi raccontati nella genesi ovvero il mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male con il conseguente obbligo del lavoro, per sottolineare la libertà data all’uomo e la responsabilità di contribuire al suo sostentamento, quella dignità divina che è nell’uomo, che questi può esercitare nei limiti della sua natura.