giovedì 12 marzo 2015

Laicità e laicismo

Il termine “laico”, come tanti altri termini, assume vari significati secondo gli ambiti in cui viene usato: nelle religioni i laici si distinguano dai consacrati, in politica i laici sono coloro che non aderiscono ai partiti detti ideologici o che propendono per una netta separazione tra politica e religione. Si definisce laico un membro del Consiglio Superiore della Magistratura che non appartiene all’ordine dei magistrati…

La laicità sembra occupare nei vari settori una posizione debole, tuttavia ha un ruolo a volta determinante nelle varie situazioni: per la religione pur non rivestendo un ruolo istituzionale, è testimone della fede nella famiglia e nella società. In politica la laicità permette di superare la chiusura ideologica con il dialogo e la mediazione tra le varie forze politica.

In alcune frasi di Voltaire ho ritrovato il significato più rilevante della laicità. Dice Voltaire nel Trattato sulla Tolleranza : «Siamo tutti figli della fragilità: fallibili e inclini all’errore. Non resta dunque che perdonarci vicendevolmente le nostre follie. È questa la prima legge naturale: il principio a fondamento di tutti i diritti umani» 

Questa affermazioni di Voltaire, che ho tratto dall’enciclopedia multimediale Wichipedia, mi sembrano i due aspetti fondamentali della laicità: il riconoscimento dei limiti dell’uomo e la tolleranza.

Questi due atteggiamenti potrebbero essere condivisi anche dalle religioni che riconoscono che la fede è una continua ricerca di Dio e che Dio è fonte di misericordia e perdono. Pertanto un religioso deve essere attento al messaggio divino, ma non può sostituirsi a Dio, nel senso di ritenere la propria fede come unica espressione della volontà divina, che anche gli altri devono necessariamente condividere. 

L’integralismo, pur denotando un aspetto positivo del comportamento di un individuo, nel senso di colui che non  vive di contraddizioni tra il pensare, il dire e l’agire, nel senso di una persona seria e coerente, se non è accompagnato da un po’ di ironia, cioè se non riconosce alcun limite alle sue certezze, può denotare arroganza, scarsa riconoscenza nella capacità razionali degli altri ed è destinato alla chiusura in sé stesso, e spesso entra in conflitto con questi.

Il laicismo è un forma mascherata di integralismo, perché, pur partendo da un principio razionale positivo, la volontà di sottoporre ogni attività umana al vaglio della ragione, col tempo ha esaltato tanto la “Ragione” da dimenticare che questa è sempre espressa empiricamente dagli uomini. Kant affermava “Sapere aude!” ed esortava i suoi contemporanei ad uscire dalla minore età, fondata sulla fiducia e sull’ubbidienza all’autorità, e di contribuire con la conoscenza e la libera e personale ricerca allo sviluppo della loro società.

Una parte dei laici illuministi, non riconoscendo i limiti dei loro ragionamenti, si sono arrogati i diritti massonici di liberare gli altri dai pregiudizi e dalle superstizioni. Questo loro atteggiamento nel corso degli anni hanno doto vita a nuovi miti che sono stati causa di lotte e di guerre.

Non considerando i conflitti e le stragi commessi in nome dei miti della ragione, ancora oggi il laicismo pretende di eliminare ogni espressione di cultura differente da quella da esso professata. E invece di approfondire sempre di più la ricerca del vero, riconoscendo la grandezza ma anche i limiti della conoscenza degli uomini, spesso si eleva a critico degli altri, cercando di distruggere i simboli delle culture differenti e spesso dileggiandoli con una satira distruttrice.