mercoledì 10 giugno 2020

I pozzi di Ruvo di Puglia


I cittadini di Ruvo di Puglia, come quelli di tante città della Puglia, fino a quando non è stato costruito l’acquedotto pugliese e recentemente non si è sviluppata la tecnologia per traforare il suolo per raggiungere le ricche falde d’acqua a notevole profondità, hanno dovuto industriarsi per recuperare l’acqua per la sopravvivenza.
Due erano le fonti dell’acqua allora disponibili:
1.  I pozzi di acqua sorgiva (piccoli pozzi artesiani che si alimentavano da falde superficiali) che tuttora si trovano diffusi nell’agro ruvese soprattutto nelle contrade dette “La pozza”, dove ci sono vari pozzi a distanza ravvicinata, e “L’arena”.




Percorrendo la provinciale Ruvo di Puglia-Altamura a circa un km dall’abitato di Ruvo si trova un pozzo artesiano detto “V’ordno’”, un       pozzo che ha offerto acqua a uomini e animali per secoli, come gli incavi segnati dalle funi sulla sua bocca testimoniano, e ancora oggi offre acqua per uso agricolo.




È un monumento plurisecolare, anche se non dichiarato, della storia di Ruvo di Puglia e come tale merita il rispetto da parte di tutti i cittadini. 







Invece con mio grave sgomento ho notato che ai suoi margini si sta ampliando una discarica a cielo aperto; è triste notare che tra i miei concittadini ci sia qualcuno di tanta ignoranza e inciviltà.
Spero che qualcuno aiuti questi sfortunati a prendere coscienza del comportamento incivile e auspico che le autorità preposte pongano riparo a questo scempio.


2.  Il recupero e la conservazione dell’acqua piovana. Non c’era casa, fino a metà ‘900, che non era dotata di grandi cisterne in muratura in cui era convogliata l’acqua che cadeva sui tetti.


Nell’agro coltivabile anche in quello adibito a pastorizia dove c’era una depressione e confluenza d’acqua venivano costruite delle grandi piscine (grandi cisterne in muratura per la raccolta dell’acqua piovana).
Voglio porre alla vostra attenzione le condizioni in cui versa una di queste piscine.


Mi riferisco alla piscina (detta anche lago) che si trova in contrada Strappete (Pezza le monache), forse è una delle più grandi che si trova nel territorio della città. Una volta meta di agricoltori che provvedevano per dissetarsi e per abbeverare i cavalli e meta dei pastori che portavano le loro greggi. La piscina costituita da quattro ampie campate, ha alla sommità tre bocche per attingere l’acqua. In prossimità di una di esse c’era uno scolo per l’acqua che si versava nell’abbeveratoio.


E’ un manufatto di rilevante importanza come è segnalato dalla lapide posta sul suo fronte.


Oggi si trova in uno stato di degrado vergognoso, per cui è difficile apprezzare la sua imponenza. Ciò è dovuto sia alla natura che si riprende ciò che gli uomini abbandonano, ormai la piscina è ricoperta da un rigoglioso prato. 




Sia al malvezzo degli uomini che ritengono che ogni spazio non controllato possa diventare una discarica.
Personalmente non posso intervenire, provate voi a rivalutare ciò che i nostri avi hanno realizzato con enormi sacrifici.