mercoledì 21 luglio 2010

A Elvira

Ho visto un corteo variopinto
di fanciulle silenziose,
a passi lenti,
con occhi tumidi di lacrime.
È morto l’amore
_ sussurravano _
si è fermato il cuore
di una quindicenne



lunedì 19 luglio 2010

IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA

Mario ha compiuto sei anni e come tutti i bambini è iscritto alle scuole elementari.
Il primo ottobre, con la manina stretta nella mano della mamma è condotto a scuola. Per la prima volta si trova con tanti bambini vestiti con il grembiule nero, il colletto bianco legato da un fiocco azzurro e con una ben visibile “I” ricamata dalla mamma sul grembiulino.
Al suono della campanella tutti si accalcano sul grande ingresso della scuola: gli scolari delle classi superiori già conoscono il loro maestro, che li raggruppa facendoli mettere su tre file e li conduce nelle aule; i primini vengono fatti entrare con i genitori nella grande palestra dove sono stati predisposti con delle panche dei recinti. Qui i maestri con gli elenchi degli scolari che sono stati loro affidati, ad alta voce fanno l’appello dei bambini e questi con titubanza, sollecitati dalle mamme, dopo uno stretto abbraccio entrano nei recinti. Il maestro, raccolti i propri scolaretti, li guida nella classe a loro assegnata.
Mario, un po’ frastornato dalla confusione, vede allontanarsi la mamma, ed, entrato nell’aula tappezzata da tanti quadretti, ferma lo sguardo su l’unico adulto che è rimasto con loro, è il maestro.
Vincenzo Iurilli è un giovane maestro che con tanto impegno e con tanto serenità seguirà per cinque anni i bambini a lui affidati. Assegna a ciascuno il proprio banco, quindi aiuta i bambini a familiarizzare tra loro.
Questi seduti a due a due sui neri banchi di legno, sono attratti dai fori dove saranno posti i calamai e riempiti quotidianamente d’inchiostro dai bidelli. Sui muri sono attaccate tante riproduzioni di oggetti di uso quotidiano con le lettere dell’alfabeto, che in seguito i bambini impareranno a riconoscere.
Il maestro fa ripetere ai bambini il loro nome e quello di mamma e papà, intanto incomincia a ricordare gli oggetti che devono portare il giorno seguente: la matita e la penna nell’astuccio e l’asciugapennino, il quaderno e la carta assorbente. “Domani saranno messi i calamai con l’inchiostro, state attenti a non sporcarvi le mani”, “dovete essere sempre puliti ”.
Quindi racconta una favola e prova a farla ripetere ad alcuni bambini, molti parlano correttamente in italiano, tanti parlano in dialetto e il maestro li sostiene nel racconto.
Oggi è il primo giorno, il tempo trascorre velocemente; tuttavia il suono della campanella fa esultare i bambini, che fremono per andare incontro alle proprie mamme a raccontare questa prima loro avventura. “Piano, piano bambini! Mettetevi in fila così! Voi qua, voi dietro, in fila per tre! Avanti piano” all’ingresso ci sono i genitori o i fratelli maggiori ad attendere, “ricordate cosa dovete portare per domani, attenzione per la strada soprattutto voi che andate con i fratellini, buongiorno”. “Buongiorno” gridano i bambini e si dileguano, come tanti pulcini uscita dalla gabbia.