mercoledì 20 novembre 2013

La legge elettorale (una proposta)

Tanti criticano la legge elettorale per il Parlamento italiano legge n. 270 del 21 dicembre 2005, detta Calderoli. Una richiesta popolare di referendum per la sua abolizione non è stata accolta. Il Presidente della Repubblica più volte nella scorsa legislatura e in questa sta sollecitando una nuova legge elettorale, ma il Parlamento, non corrisponde alle sue richiesta. Su questa legge a breve sarà espresso un giudizio della Corte Costituzionale.

In Parlamento per scelte politiche, per opportunismi dei partiti, per varie valutazioni tecniche la discussione sulla legge elettorale non fa progressi, in assenza di una efficace attività parlamentare ancora una volta sarà la Magistratura ad assumere delle responsabilità spettanti al Parlamento.

Da cittadino ritengo che la legge elettorale in un Paese democratico moderno debba rispondere a due fondamentali principi: 1) La rappresentanza popolare 2) la Governabilità del Paese.

Per garantire la rappresentanza popolare sarebbe giusto che tutti i partiti fossero presenti in Parlamento con una rappresentanza proporzionale al consenso ricevuto nelle elezioni; inoltre i rappresentanti parlamentari dovrebbero essere espressione delle varie esigenze territoriali, quindi dovrebbero essere eletti in piccoli collegi con liste di candidati o con un solo candidato per lista, in questo caso il candidato di ciascun partito dovrebbe essere definito tramite primarie.

Per garantire la governabilità intravedo due possibilità: 1) dopo le elezioni con il sistema proporzionale, il Presidente della Repubblica, considerato gli esiti delle elezioni, nomina il Capo del Governo che predispone l’esecutivo e ottiene la fiducia dal Parlamento, se questo nel corso della legislatura lo vuole sfiduciare, ne deve proporre contemporaneamente un altro (una volta si diceva sfiducia costruttiva) in caso contrario rimane in carica il Governo esistente. 2) dopo le elezioni con il sistema proporzionale si potrebbe seguire altre vie, se nessun partito consegue la maggioranza e non si vuole formare un governo di coalizione. - Se il maggior partito consegue la maggioranza da 40% in su, a questo potrebbe essere attribuito un premio di maggioranza fino a conseguire il 51% dei seggi in Parlamento, distribuendo in modo proporzionale la restanza rappresentanza agli altri partiti. - Oppure, ferma restando le elezioni con sistema proporzionale, se dalle elezioni non emerge un partito con maggioranza assoluta, si potrebbe attribuire a tutti i partiti il 20% di rappresentanza parlamentare e fare le elezioni in secondo turno tra i due partiti di maggiore rappresentanza in modo tale da attribuire la maggioranza assoluta del 51% al partito risultato maggioritario nel secondo turno e una rappresentanza significativa al secondo partito, derivante dal numero dei rappresentanti del primo turno e i restanti voti del secondo turno.

NB.

1.      I seggi in Parlamento devono essere attribuiti dopo il secondo turno, in modo da non creare la condizione detta volgarmente dell’anatra zoppa.

2.      Per non frammentare il Parlamento, si potrebbe porre lo sbarramento, stabilire per es. una soglia del 4% o 5% dei consensi totali per accedere in Parlamento.

3.      Considerato le passate esperienze visto la fragilità delle stesse dopo le elezioni, non vale la pena fare delle coalizioni pre-elettorali.

lunedì 11 novembre 2013

La fede

 
 
Si usa il termine fede per indicare tanti stati d’animo in cui predomina la fiducia incondizionata ad una verità, ad un progetto, ad una persona. Tutti gli uomini sono dotati di una fede anche se non è facile scoprirne l’origine né le cause che la determinano.

Il Biologo la cercherà nella predisposizione ereditaria o nella conformazione biologica, come nel sistema endocrino e ormonale.

Lo psicologo la cercherà nelle esperienze pregresse o nel conflitto pulsioni ed educazione etica.

La religione la configura come un dono di Dio, che illumina la coscienza dell'uomo.

Altri la cercheranno in altri ambiti.

Certo è che la fede dà a ciascun uomo la speranza e la forza di attraversare i marosi della vita.

sabato 9 novembre 2013

Il rischio


 
Siamo soliti distinguere la conoscenza sensibile da quella intelligibile, di fatto non esiste l’una senza l’altra e spesso si identificano o si intrecciano. L’uomo per la conoscenza usa tutte le sue facoltà sensoriali e mentali che formano una unica identità.

La conoscenza si basa sull’analisi di qualcosa che ci interessa e ha suscitato la nostra curiosità e il nostro interesse. L’analizza e ritiene di comprenderla quando ha scoperto una causa che l’ha prodotta.

In realtà ogni essere fa parte di una entità complessa ed è determinata dalla concorrenza di infinite relazioni che non è dato alla ragione di coglierle nel loro insieme. Perciò la conoscenza, anche quella scientifica, contiene ampi ambiti di oscurità o di probabilità.

Ne consegue che ogni scelta, ogni decisione, comporta un notevole margine di rischio.

Con tale rischio dobbiamo convivere e sperare che la volontà di operare a fin di bene possa conseguire esiti positivi e comunque non negativi.