sabato 23 luglio 2011

Il prof. Mario va in pensione

Anche per il prof. Mario è giunta l’ora della pensione di vecchiaia, e subito alcune considerazioni si impongono alla sua riflessione.
1. “Ogni essere che ha inizio ha necessariamente una fine.” È una realistica osservazione esistenziale a cui c’è poco da aggiungere.
2. Ogni esistente chiuso in se stesso non trova alcun senso di sé e degli altri, poiché non esiste un individuo che si sia fatto da sé e che possa vivere chiuso in se stesso, dal momento che è stato generato da altri, è cresciuto e si è formato in relazione agli altri; l’esistente acquista senso solo in relazione agli altri.
“Missione compiuta.” Almeno questo compito che la società gli aveva affidato, è stato portato a termine. Ogni individuo, tramite il suo lavoro, svolge un ruolo nella società, anche chi, egoisticamente parlando, dice di svolgere un’attività per affermare se stesso, in realtà la sua attività si riversa nel bene o nel male sulla società.
A Mario è capitato di svolgere un lavoro di rilevanza sociale e di grande responsabilità, quello di stare vicino a dei giovani nella loro formazione liceale e di avviarli allo studio della storia e della filosofia.
Ora ritiene di aver profuso il suo impegno per sviluppare le capacità critiche dei giovani tramite i programmi curricolari, rispettando le varie individualità e sollecitando la ricerca e la riflessione personale.
Non tutti i giovani, condizionati da varie situazioni ambientali o coinvolti da altri interessi, hanno colto questa opportunità della loro vita. Non si può presumere che ogni nostra volontà possa realizzarsi. Ogni individuo riflette gli aspetti della vita che maggiormente lo avvincono: dovere di ciascuno è quello di operare per il meglio.
3. I problemi dell’istituzione scolastica sono tanti e meritano un’attenta analisi e un’adeguata soluzione.
Mario, per i principi filosofici, psicologici e didattici che aveva acquisito durante la sua preparazione all’insegnamento sognava una scuola più libera, più creativa, più coinvolgente e iniziò con tanto entusiasmo in previsione della riforma della scuola, invece termina la sua carriera con una legge che propone un riordino dei cicli scolastici, che sostanzialmente non modifica né i programmi, né l’organizzazione, né le strutture.
Sperando in un futuro migliore, Mario ringrazia i colleghi e gli studenti con cui ha condiviso questo tratto del percorso della sua vita.