sabato 11 giugno 2011

Le mandorle, venderle o schiacciarle?

Le mandorle sono state raccolte, pulite dal mallo e asciugate, cosa fare? Vale la pena venderle o riporle in deposito?
Chi non dispone di un buon deposito deve necessariamente venderle, chi può depositarle può attendere il periodo durante il quale il mercato potrebbe offrire un prezzo più remunerativo. Oggi non mi sembrano ci siano altre soluzioni.
Qualche decennio fa chi raccoglieva grandi quantità di mandorle le vendeva già man mano che le mandorle erano ben asciutte.
Un commerciante ben vestito, con la giacca su una spalla, accompagnato da uno o più mediatori, camminava per le vie del paese, si fermava dove c’erano le mandorle e trattava il prezzo con il proprietario. Poiché le mandorle hanno resa diversa secondo le varietà e la coltura, spesso schiacciavano un chilo di mandorle, per vedere quando frutto rendeva per stabilire un prezzo congruo. Concordato il prezzo il commerciante versava la caparra e fissava il giorno del ritiro del prodotto.
Alla data stabilita arrivava la carovana (ovvero il commerciante, il mediatore, gli operai scaricatori e un grande traino). Venivano riempiti i sacchi, che dopo essere stati pesati con la stadera, erano caricati sul carro. Il commerciante versava la somma stabilita e tutta la carovana si allontanava.
Il proprietario, finalmente soddisfatto poteva contare sul frutto del suo lavoro. Chi vive di agricoltura sa bene l’incertezza del raccolto, per le varie intemperie che possono accadere lungo il corso dell’anno, per cui spesso si dice a colui che durante l’anno guarda lo sviluppo dei frutti e cerca di prevedere il raccolto di non fare affidamento delle previsioni, ma di aspettare che i soldi siano in tasca.
Molti depositano le mandorle per poterle schiacciare e vendere solo il frutto. Questa operazione può essere vantaggiosa solo se le mandorle sono di buona varietà e con alte rese, oppure se qualcuno desideri recuperare qualche giornata di lavoro, schiacciandole personalmente con l’aiuto dei familiari.
Ai giorni nostri ci sono delle macchine che schiacciano le mandorle e separano il frutto dalle scorze, ma alcuni decenni fa tutto doveva essere fatto manualmente. Inoltre sempre nel passato, quando non era ancora diffuso l’uso del gas per scopi domestici, i gusci delle mandorle erano molto ambiti sia per la durata che per il potere calorico, spesso erano preferiti alle fascine, quando non si poteva disporre della legna per il camino.
Per cui soprattutto durante le giornate piovose d’inverno, quando i contadini non potevano svolgere altro lavoro nei campi, si sentiva il picchiare dei martelli e la crepitio delle mandorle che si rompevano. Quando la quantità stabilita delle mandorle da schiacciare era esaurita, queste si riversano su dei tavoli per la cernita del frutto delle mandorle dalle scorze.
Finita la selezione, il frutto era venduto ai commercianti che provvedevano alla raccolta e alla vendita, le scorze erano in parte riposte per le esigenze domestiche della famiglia (per il camino e per fare la carbonella per il riscaldamento), la parte restante era venduta ai fornai che le bruciavano per riscaldare i forni.
Alcune famiglie povere chiedevano ai proprietari di mandorle di affidare loro il lavoro di schiacciare le mandorle in cambio di un piccolo contributo, ma soprattutto per poter avere in cambio le scorze per il fabbisogno familiare.
I tempi erano difficili e c’era tanta povertà, per cui tante persone affrontavano tanti sacrifici per soddisfare i bisogni essenziali per la sussistenza. I gusci delle mandorle contribuivano ad alleviare alcune sofferenze; oggi non hanno alcun valore e vengono bruciate se non sono versate con altri rifiuti nelle discariche; eppure dispongono in sé una grande energia.