venerdì 22 ottobre 2010

In principio la Parola era

  1. In principio la Parola era, e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio.
  2. Essa era in principio presso Dio.
  3. Tutto è stato fatto per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose create è stata fatta.
  4. In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini.
  5. E la luce risplende nelle tenebre; ma le tenebre non l'hanno avvinta.
  6. Ci fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni.
  7. Egli venne, come testimone, per rendere testimonianza alla luce.
  8. Non era lui la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce; affinché tutti credessero per mezzo suo.
  9. La luce, quella verace, che illumina ogni uomo, veniva nel mondo.
  10. La Parola era nel mondo, e il mondo fu creato per mezzo di lei, ma il mondo non la conobbe.
  11. Venne in casa propria e i suoi non la ricevettero.
  12. Ma a quanti l'accolsero, dette il potere di divenire figli di Dio, ai credenti nel suo Nome,
  13. i quali, non dal sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono nati.
  14. E la Parola è divenuta carne, ed abitò fra noi, piena di grazia e verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come d'Unigenito dal Padre.
  15. Giovanni gli ha reso testimonianza, e gridò, dicenndo: “Lui era quello del quale io vi dicevo: Colui che viene dopo di me, è stato anteposto a me, perché era prima di me,”
  16. Anzi è dalla pienezza di Lui, che noi tutti abbiamo ricevuto grazia sopra grazia.
  17. Infatti da Mosè fu data la legge; da Gesù Cristo invece è stata fatta la grazia e la verità.
  18. Nessuno ha mai veduto Dio; l'Unigenito Dio, che è nel seno del Padre, Egli stesso ce l'ha fatto conoscere.
    VANGELO SECONDO SAN GIOVANNI, Prologo. (1, 1-18)


    1. La Parola traduce il termine latino “verbum” e quello greco “logos”, che sono più pregnanti di significato, infatti stanno ad indicare il principio razionale del mondo: l'Unigenito Dio, che è nel seno del Padre.

mercoledì 20 ottobre 2010

Il PARLAMENTO

Spesso nei dibattiti politici vengono definiti ideologici alcuni partiti.Mi sono chiesto se questo appellativo abbia un valore negativo e cosa possa significare un'ideologia.
Ho consultato il Dizionario Palazzi, per un riferimento più indipendente. Nel citato dizionario si afferma che l’ideologia è “il sistema dei principi teorici che è alla base di un movimento politico o culturale”.
In tale definizione non riscontro alcunché di negativo, anzi riscontro l'impegno di un gruppo di individui che cercano una visione comune, delle linee, dei principi condivisi con cui commisurare le scelte politiche per risolvere dei problemi reali. Sarà un’ ideologia di parte, un modo di vedere la realtà di una classe sociale, tuttavia offrirà al paese un progetto condiviso da tanti cittadini.
Marx, criticava l’ideologia, che riteneva fosse una costruzione di principi astratti per mascherare la concreta realtà dei fatti materiali, riteneva l’ideologia la visione del mondo della classe dominante, che giustificava con questa surrettiziamente il proprio status politico.
Ma lo stesso Marx sollecitava la formazione della coscienza di classe tra gli operai, voleva che gli operai si rendessero conto del valore sociale del loro lavoro per rivendicare una società per loro più giusta e più libera. Anche lui proponeva un progetto teorico (ideologico) con cui aggregare gli operai per modificare il loro stato di vita.
La borghesia liberale del Settecento e dell’Ottocento aveva progettato un mondo più libero e più giusto, e per questo progetto hanno sostenuto tante rivoluzioni per realizzarlo.
Il movimento operaio dell’Ottocento e del Novecento per un progetto di un mondo più giusto e più libero hanno sostenuto numerose lotte, conquistando quei diritti sociali e la partecipazione politica che oggi viene riconosciuta in tanti paesi del mondo.
Oltre ai liberali e ai socialisti, altri cittadini, condividendo valori e visioni del mondo comuni, hanno dato vita a partiti che sostengono progetti teorici, utopie politiche che loro ritengono di possibile realizzazione.
Oggi questi partiti vengono tacciati di ideologia, in nome di una politica basata sulla prassi, sul fare. Ma per fare cosa? In favore di chi? Per raggiungere quale obiettivo? Per sostenere quali valori condivisi?
La storia degli ultimi due secoli ci insegna che l’immaginazione, i sogni, la progettazione ideale ha fatto progredire l’affermazione dei diritti umani e il benessere materiale, non senza ostacoli e conflitti. Tali conflitti sono stati più forti quando e dove si è manifestato una maggiore resistenza a riconoscere i diritti di giustizia e di libertà e una chiusura al dialogo e al confronto fra i partiti (parti del popolo, classi sociali…); dove le ideologie sono state trasformate in miti, in dogmi immodificabili. Ma nei paesi più democratici le ideologie si sono confrontate, migliorando la loro progettualità e le condizioni politiche e sociali dello Stato.
Il governo di un Paese deve pervenire ad una mediazione delle esigenze reali ed ideali dei suoi cittadini o deve affidarsi ad un’intuizione teorica di uno o alcuni individui?
Spesso c’è la tentazione di delegare ad altri la responsabilità delle scelte, oppure si vuol seguire l’istinto del gregge che ha bisogno del pastore o del branco che ha bisogno del capo.
Un popolo che vuole essere libero non può rinunziare alla partecipazione politica, a sognare e a progettare all’interno della società a cui appartiene, soprattutto non può affidare senza garanzia e limiti il governo del proprio paese ad uno o più individui che comunque sono portatori di interessi e progettualità individuali.
Il Parlamento nei paesi democratici è il luogo dove i partiti ideologici e programmatici si confrontano nella consapevolezza che le ideologie dei partiti sono di parte, non sono assoluti.
Nel Parlamento deve esercitarsi quel pensiero critico, che è confronto tra ideologie e interessi, per addivenire a soluzioni dei problemi che la storia quotidiana ogni giorno produce, e che tali soluzioni siano decise con la più ampia condivisione possibile.