domenica 20 maggio 2007

La vita è mia

Spesso nella discussione con i giovani e tra i giovani, si sente l’affermazione “la vita è mia” con la conseguente affermazione spesso sottaciuta “e la gestisco io”.
Questa affermazione viene espressa soprattutto quando i giovani vengono richiamati ad una maggiore attenzione nella guida dei ciclomotori o, dopo che hanno conseguito la patente, delle auto, oppure quando sono chiamati ad una maggior senso di responsabilità nella cura della salute o nei comportamenti sociali.
È evidente in questa affermazione l’esaltazione di un individualismo esistenziale, chiuso in se stesso che non tiene conto della complessità dell’esistenza e delle relazioni da cui l’individuo stesso è forgiato.
La conferma dell’inscindibilità dell’individuo dal contesto esistenziale si ha nel caso, non poco frequente ai nostri giorni, di gravi incidenti mortali, purtroppo con la perdita di giovani vite.
I genitori, che hanno messo al mondo queste creature sono disperate e porteranno impresse nei loro cuori questo dolore per tutta la loro vita; gli amici, che si chiedono il perché di tale destino, spesso affermano nei manifesti “vivrai per sempre nei nostri cuore”, e la ragazza, che aveva riposto in lui l’amore, vede venir meno tutte le speranze del felice futuro che andava con lui progettando.
Questi gravi e tristi casi manifestano con chiarezza che se è certamente responsabile della propria esistenza il singolo, è pur vero che un individuo non si fa da sé, è un progetto che s’interseca con tanti altri progetti.

martedì 15 maggio 2007

Essenza ed Esistenza

L’uomo, sin dall’antichità ha voluto conoscere la verità, tuttavia attribuendo a questa parola il significato di una conoscenza che vale per sempre e per tutti, si è imbattuto in una grave difficoltà, già individuata da Eraclito, ovvero non è possibile descrivere un volta per sempre un essere vivo, attivo.
Parmenide a sua volta affermava che solo l’Essere si può pensare e dire ed attribuiva a tale essere gli attributi di unicità e staticità. Da Platone tanti filosofi hanno ritenuto di cogliere la verità nel mondo delle idee, delle sostanze, delle essenze ritenendo di poter andare oltre i dati soggettivi dell’esperienza e rifugiarsi nel mondo impervio di una conoscenza puramente intellettuale.
Quando i filosofi si sono resi conto dei limiti della conoscenza umana e dell’impossibilità di poter dominare tutto il reale hanno rivolto l’attenzione all’esistente e questo è apparso in tutta la sua complessità e indefinibilità.
È stato detto che l’esistenza ha come categorie fondamentali la possibilità e la scelta, quindi il rischio e la responsabilità individuale.
Le problematiche a riguardo sono tante, mi riservo di ritornarvi, ma le categorie esistenziali sono ormai radicate nella società, tanto da diventare oggetto di riflessioni comuni.