
Invitato da Maurizio, questo era il nome del neo imprenditore, a recarsi alla fiera di Milano dove erano esposte le macchine utensili, Mario non lasciò cadere l’invito per curiosare in un mondo a lui poco noto.
Mentre Maurizio trattava con i rappresentanti della ditta da cui aveva acquistato una fresa e un tornio, Mario curiosava tra le altre macchine. Attirarono la sua attenzione le macchine che presentavano un’alta tecnologia e un forte automatismo: una macchina di imbuti in alluminio che, prelevando dei cubetti di metallo, li trasformava in perfetti imbuti, senza alcun intervento dell’uomo; altre macchine dentro una cupola trasparente potevano disporre di 10-20 attrezzi che lavoravano dei blocchi d’acciaio per farne degli elementi di altre macchine; un robot che, utilizzando un sottilissimo cavo elettrico riusciva a forgiare un blocco di acciaio di circa 20 cm in figurine, e tante altre ingegnosità, che rimarranno impresse nella sua mente e che utilizzerà in momenti opportuni. Liberatosi dalle dovute relazioni economiche, i due visitarono altri stand della fiera e ritornarono al paese.
Un altro giorno Maurizio presentò la sua officina a Mario, che non essendo esperto di meccanica restò meravigliato delle potenzialità di tale officina e delle abilità tecniche del nuovo amico.
Intanto affioravano alla mente di Mario delle domande: perché Maurizio intendeva mettersi in proprio, se i suoi prodotti poteva venderli solo all’azienda da cui dipendeva prima? Perché l’azienda offriva dei capitali ad un operaio affinché questi lavorasse dei prodotti che solo lei poteva piazzare sul mercato internazionale?
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