sabato 13 ottobre 2007

La filosofia

La parola filosofia ha in sé un significato generico, ovvero “amante della sapienza”, e come tale è un’attività propria di ciascun uomo, anche se non tutti, come già erano consapevoli gli antichi, la esercitano coerentemente. Infatti ci sono gli arroganti che ritengono di possedere ogni conoscenza, ci sono coloro che avviliti da condizioni disumane non hanno il tempo di dedicasi ad essa.
Tra i tanti attributi che si possono dare alla filosofia si può ritenere, seguendo la tradizione greca, che tre di questi siano sufficienti per qualificarla: teoretica, razionale e critica.

La filosofia è scienza teoretica ovvero l’uomo che è colto dalla meraviglia di fronte all’osservazione dei fenomeni del mondo circostante è scosso dal torpore della vita quotidiana e si sofferma ad ammirare tali fenomeni, quindi si chiede cosa sono, come e perché avvengono. Oppure quando non è distratto da attività pratiche o da interventi comunicativi esterni, riflettendo scopre se stesso e si domanda chi è, perché esiste ovvero qual è il senso della vita.

Da questo momento si sprigiona nell’uomo coinvolto dalla filosofia un processo di attività razionale; chiedendosi il perché e il come dei fenomeni che hanno suscitato la sua attenzione vuole trovare una giustificazione o un ordine in modo tale che gli stessi siano in qualche modo dominati da lui, ovvero non gli siano estranei, anzi siano a lui utili.

In tal modo la filosofia è critica perché non accetta i dati immediati della propria esperienza, né i valori tradizionali della propria comunità. Si apre in tal modo una situazione conflittuale tra individui, strati sociali, associazioni, perché pur aperti alla ricerca della verità, ognuno è legato ai propri pregiudizi se non chiaramente ai propri interessi. Tale conflitto segna appunto il dibattito filosofico e i vari eventi storici.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

L'esistenza di questi "arroganti che ritengono di possedere ogni conoscenza" penso sia colpa del mancato riconoscimento della relatività tra gli attributi secondari della filosofia, o forse anche primari. In fondo, anche se ci fosse una verità univocamente accettata da tutti, ognuno ne discuterebbe e vi ragionerebbe in maniera diversa, nella misura che gli è propria, anche con arroganza, purtroppo, per qualcuno. Così alla fine mi sembra che stiano le cose...

Giulio ha detto...

Caro Valerio, nel post volevo semplicemente sottolineare, seguendo Platone ed Aristotele, ma penso possa essere un’osservazione comune, gli atteggiamenti possibili verso la ricerca: ci sono coloro, che soddisfatti del loro sapere o del loro “stato sciale” disprezzano la ricerca stessa, altri sono invece nell’impossibilità di farla, perché non hanno i mezzi o perché storditi da altri interessi. Infatti se ci atteniamo al significato della parola “filosofia” è insito sia la necessità della ricerca sia il suo relativismo: nel senso che se cerco non possiedo la verità, ma tendo ad essa.

Anonimo ha detto...

già, professore, è su questo che volevo concordare: che la ricerca non significa approdo alla verità e aggiungerei che ogni ricerca può dirsi solo relativamente conclusa. Chi crede di aver raggiunto un'ipotetica certezza molto spesso non immagina che future esperienze e nuove conoscenze potrebbero indurlo a ricredersi, ma invece sì insuperbisce per la sua instabile verità e si chiude al dibattito filosofico. E' questa la prima cosa che mi è venuta in mente e che intendevo quando ho letto il post, in verità è proprio un pensiero fisso in questi ultimi tempi

Anonimo ha detto...

Valerio, Tu mi spingi in avanti, perché vuoi dare risposte ai tuoi dubbi, ma dagli studi fatti lo scorso anno e da quelli che stai facendo, potresti rilevare le difficoltà e le varie proposte di soluzione. Nei prossimi post vorrei esprimere alcune mie riflessioni sulla conoscenza e sulla verità, che sono argomenti fortemente correlati alla definizione della filosofia. Ciao.

Anonimo ha detto...

Io mi reputo un ragazzo dalla "forma mentis" semplice... sarà che mi piace lasciare spazio nel mio vissuto tanto alla ragione quanto all'immaginazione in maniera bambinesca, mah... finora non penso di esser riuscito a darmi una ^regolata^ nello studio, nell'impegno in tutti gli ambiti della mia vita, et cetera, indi mi risulta difficile immettermi in tale discussione ma ne sento un bisogno "intimo". Un uomo di mia conoscenza che ha compiuto una scelta coraggiosa andando a vivere in missione in una parte sperduta del mondo, mi ha detto poco tempo fa (mentre ci si raccontava ognuno la propria vita): non credere a chi dice di possedere la verità, credi a chi la cerca. Penso che questa sia l'unica frase che un educatore dovrebbe dire al proprio educando, penso che la filosofia abbia uno dei compiti più belli nel mondo: aiutare l'uomo a cercare la verità. E credo che la verità sia un qualcosa di non raggiungibile pienamente ma di conquistabile. Ho detto già di avere una forma mentis semplice, non reputo il mio intelletto ben allenato per poter affrontare un discorso del genere usando un linguaggio "tecnico", quindi vi porto un esempio concreto, di esperienza personale. Da qualche tempo faccio rugby e anche se molti reputano stupida questa mia considerazione, io reputo il rugby una scelta di vita, oserei anzi dire che il rugby ti aiuta a scegliere un modo di vita. Cosa centra la filosofia col rugby? Nel rugby l'obiettivo è la vittoria, meta dopo meta. Tutti credono che la meta la fa la squadra che porta in mano il pallone. Non è così, la meta la fa la squadra che avanza, che prende più botte, che "mangia" più terreno. Intelligenti pauca :).
Concludo con una frase che mi piace tantissimo: "molti uomini concreti mangiano il pane guadagnato con il sudore della fronte dei sognatori"...pertanto, finchè potrò... ... ...
Buona notte.

Giulio ha detto...

Caro Donato, la filosofia è ricerca, pertanto è una gara continua, ognuno offre il suo contributo, come in una squadra tutti hanno un ruolo. Alcune volte si morde la terra, altre volte si arriva alla meta, bisogna andare sempre avanti.

Dilly ha detto...

Prof, so k non sono nessuno x dire questo, ma io penso k la filosofia nn sia un scienza.Secondo me è una necessità dell'uomo, che ha iniziato a porsi delle domande ed a tentare di darsi delle risposte dalla notte dei tempi (a partire dal mito, prima forma della filosofia).L'uomo nn può prescindere da essa xk se no andrebbe contro la sua natura razionale:infatti l'uomo può essere razionale o irrazionale ma mai arazionale!!! La cosa più bella ed affascinante di questa espressione dell'intelletto umano è il suo carattere relativo:è una meravigliosa ricerca che mira al raggiungimento di una verità, che man mano che si conosce sembra diventare sempre più irraggiungibile. C'è al mondo qualcosa di più stimolante? Qualcosa in grado di cambiare così profondamente l'animo umano ed il suo relazionarsi con gli altri? Cosa c'è di più bello e rassicurante in un mondo in cui tutti credono di possedere la verità di continuare a porsi delle domande? Purtroppo sto notando k sono davvero pochi i ragazzi che ancora si pongono delle domande e che analizzano criticamente le risposte che vengono loro date. Mi chiedo per quale motivo queste persone non sentano il mio stesso bisogno di conoscere l'origine delle cose. Perchè queste persone si accontentano di conoscere il presente e non si chiedono come si sia giunti ad esso. Forse è in me che c'è qualcosa che non va, perchè mi pongo troppe domande e non vivo il presente come dovrei, ma, purtroppo, non riesco proprio a farne a meno...
In conclusione, Prof, dopo questa sfilza di domande, gliene porgo un'ultima: pensa sia possibile per un uomo ignorare un suo bisogno primario oppure ci sono persone che riescono semplicemente ad assopire la loro sete di conoscenza?
BUONA NOTTE:)

Giulio ha detto...

Cara Dilly
Incomincio col dirti che, pur condividendo con te che l’amore per il sapere è connaturale all’uomo, la filosofia è una scienza, distinta dalle altre scienze, è la madre delle altre scienze, che nell’età contemporanea in seguito alle varie specializzazioni del sapere sembra aver perso parte della sua rilevanza, tuttavia come l’ecologia insegna, fermandosi ai saperi specifici spesso si creano mostri, è necessario quindi una visione d’insieme sia in relazione ai fondamenti della scienza sia in relazioni alle finalità della stessa, che la filosofia continua a ricercare.
Con piacere noto il tuo entusiasmo verso la filosofia, che denota il possesso di una vera sensibilità culturale. Il porsi tante domande denota come ho già detto un’elevata sensibilità, inoltre, per quanto ti conosco, questo non ti frena nella vita, anzi ti apre nuovi orizzonti.
Ritengo che molti tuoi compagni siano sensibili ai problemi filosofici, purtroppo alcuni, avendo già aderito a modelli culturali acquisiti dai gruppi di appartenenza, si rifiutano di mettersi in discussione in un momento quello adolescenziale in cui spesso i giovani entrano in conflitto con il mondo adulto. In un successivo ripensamento più sereno potranno ritornare a ripercorrere i temi della filosofia.
Cara Dilly vai avanti serena, non ti creare preconcetti, o comunque cerca di non trasformarli in feticci.
Auguri Dilly.

Anonimo ha detto...

Se dovessi icasticamente definire il compito della filosofia, sicuramente mi rifarei all'antico racconto indiano del saggio Sbarabaus, giuntoci attraverso le "Cronicae" del
copista e storiografo medievale Sulpicio l'androgino. In questo suggestivo apologo, il saggio indiano
vagando per il deserto incontra un vecchio con il corpo segnato dalla crudeltà del clima desertico. Ma quello che colpisce di più l'attenzione del saggio è l'attività del vegliardo: questi ara il deserto.
-E' tutta la vita che non faccio altro che arare e seminare il deserto.
-Hai mai ricavato un raccolto?
-Non sembri molto sveglio straniero: come può nascere qualcosa dal deserto? Bisogna aver bevuto molto haoma (era la bevanda dei riti sacri, un misto di potenti sostanze allucinogene, n.d.r.) per credere ciò possibile!
-E' così, ma tu in compenso sei assolutamente folle: passi la tua vita a non fare niente!
-Sì, ma lo faccio benissimo!
E' in questa risposta il segreto della filosofia.

Anonimo ha detto...

Sarà, ma io mi ritengo un giovine dall'indole ben disposta alla cogitazione, benchè provi ribrezzo per ciò e preferisca dedicare le mie inani giornate a passatempi più eccitanti, spesso al limite, a volte oltre, del codice penale. Ecco, per tornare al tema in discussione e non sviare il discorso con inopportune incursioni nell'autobiografismo più pruriginoso (ahi, piaga del mio malato tempo!) quando mi capita di pensare alla filosofia e al torbido
e perverso fascino che esercita su di me, traviato giovincello, non posso non dare ragione all'ottimo e
profondo Arturino (la lettura della sua opera e la familiarità che ho con essa m'inducono a chiamarlo con
un vezzeggiativo: spero non dia fastidio, lo faccio anche con Federicuccio Nietzsche e Carletto Marx e Micheluzzo Montaigne) Schopenhauer, quando sosteneva che la filosofia non nasce dalla meraviglia (lasciamola ai marmocchi e ai sognatori nei loro onanistici deliri) ma dalla paura, dal farsela sotto dinanzi alla crudeltà dell'essere e al sacrosanto rifiuto
grillescamente vaffancullesco dell'ingiustizia del Mondo. Rifiuto, questo è bene dirlo per non incorrere in spiacevoli equivoci, totalmente sterile, in quanto non primo passo per una rivoluzione o un tentativo di essa (come prima, lasciamoli ai babbei).
Ultimamente, su un libro giuntomi come strenna natalizia (si sa il Natale incomincia molto prima) (oh, maledetta tendenza all'autobiografismo: chiedo scusa) ho letto una frase bellissima, anonima ma attribuibile a Prisco l'oriundo e che mi sembra adeguata a descrivere quello che penso: "La felicità fa esultare, la vita gemere".

Giulio ha detto...

Gentile Celeste Altomare
Anche a me, soprattutto quando leggo i testi di alcuni filosofi, capita di chiedermi se proprio valga la pena di dedicarsi alla filosofia. Eppure gli uomini non possono fare a meno di essa. Ognuno, dal suo punto di vista, cerca di dare risposte alle domande che egli stesso si pone o che gli altri gli pongono. Purtroppo avviene così. Le soluzioni, che nel corso della storia sono state date secondo le conoscenze all’epoca possedute o nelle situazioni culturali in cui il pensatore viveva, possono essere condivise o meno, certo hanno dato agli autori delle forti motivazioni alla loro vita e molti hanno rischiato la stessa vita; all’umanità hanno offerto l’occasione di maturare altre prospettive e di progredire. E oggi, anche se spesso si parla di crisi, di disinteresse culturale, di relativismo “ariamo lo stesso deserto”, ovvero facciamo filosofia, io penso per un ulteriore progresso, gli altri “credo per lo stesso motivo.
Salve.

Anonimo ha detto...

Anacleto Cippardoni,
Il pensare appartiene a tutti gli uomini, che lo esercitano secondo le proprie sensibilità e le esperienze pregresse; alcuni lo considerano leopardianamente un tedio, altri una facoltà umana che aiuta a vivere.
La filosofia, intesa come generico ragionamento, non nasce, fa parte della vita umana; tuttavia alcuni eventi sollecitano tale facoltà: Aristotele afferma che la meraviglia è alla base della filosofia, perché fenomeni straordinari e inconsueti sollecitano, coloro che sono coinvolti, a spiegare o a familiarizzare con tali eventi. Chi invece vuole che sia la paura a sollecitare la filosofia non mi sempre che dica una cosa tanto diversa, perché la paura deriva dall’ignoto che avanza. La differenza mi pare derivi dallo stato d’animo con cui si affronta la vita. Marx afferma che la coscienza di classe derivi dalle condizioni sociali o dall’ingiustizia in cui vivono gli operai. Hegel vede nel “negativo”, l’antitesi, la molla che permette l’ulteriore sviluppo del pensiero. Altri potrebbero dare altre spiegazioni, certo è che l’uomo ragiona in ogni circostanza, è la sua natura. È ovvio che le conseguenze pratiche sono le più svariate, secondo il convincimento conseguito. Un problema più complesso è quello di conseguire un sapere comune…
Permettimi di non condividere l’affermazione da te riportata, “La felicità fa esultare, la vita gemere” perché la felicità è una qualità della vita, per essere felici bisogna rendere la vita felice. Non è facile !!! ma la maggior parte dei filosofi e tutti gli uomini questo hanno sempre cercato e continuano a cercare, molte volte rendendo più difficile la vita stessa.
Salve