Zio Giacomo
e zia Margherita, ormai ultra ottantenni trascorrevano l’ultima fase della loro
vita, in una piccola casa, che non aveva neppure un balcone che si affacciava
sulla strada. Preferivano trascorrere gran parte del tempo in terrazza, dove
avevano un locale, adibito a cucina.
Avendo
trascorso gran parte della vita in campagna, ora preferivano vivere ancora all’aria
aperta, ascoltando il cinguettio dei passeri e in primavera lo stridio delle
rondini. Quando si ritiravano gli ultimi raggi di sole, scendevano nel piccolo
appartamento per seguire i programmi televisivi, finché non si assopivano; era
l’ora di andare a letto.
Mario andava
spesso a fare visita ai vecchi zii con i quali si tratteneva dialogando per
qualche tempo. “Buon giorno zii, come state?” al saluto del nipote lo zio
rispondeva sornione: “Cristo (Dio) si è dimenticato di noi” oppure “Cristo non
ha più posto, vedi quante disgrazie, quanti morti ci sono ogni giorno” si
riferiva agli incidenti, alle guerre, di cui aveva notizie dalla televisione.
Zia Margherita subito interveniva precisando in dialetto: “Carne triste
(cattiva) non la vuole Cristo” per significare che forse non erano ancora buoni
e pronti per essere accolti da Cristo.
Si discuteva
delle esperienze di vita e immancabilmente il discorso cadeva sui fatti di
guerra: “quanti morti, che stragi inutili” la vita dei sodati non aveva alcun
valore, la guerra era una carneficina. Tra gli altri eventi ricordava quando,
nel 1916, gli austriaci usarono i gas asfissianti mentre loro erano in trincea
sul San Michele: con tanta tristezza ricordava i tanti commilitoni colpiti dai
gas, e la visione del campo di morte di tante giovani vite. Pochi riuscirono
fortunosamente a salvarsi, il soldato Giacomo e pochi altri avvolti nei
mantelli, rifugiatisi negli anfratti che il monte offriva, riuscirono a
sopravvivere. Quando i primi incominciarono a scoprirsi videro arrivare gli
austriaci, allertarono i pochi sopravvissuti; i comandanti, vedendo che i
vapori di morte erano spinti verso la valle, cercarono di organizzare la
difesa. Gli austriaci continuavano ad avanzare sì, ma per le mutate direzioni
dei venti erano colpiti anche loro dai gas, che sebbene avessero perso
l’efficacia mortale, riuscivano a stordire chi ne era colpito. Pertanto i pochi
soldati italiani, appena si trovarono di fronte agli austriaci riuscirono a
disarmarli, a farli prigionieri, quindi li affidarono alle retrovie italiane.
“Eventi
tristi! - commentava zio Giacomo - che non avvengano mai più!”.
Il sole si
nascondeva dietro l’orizzonte, gli zii si apprestavano a scendere giù nel loro
piccolo appartamentino, Mario saluta: “Ciao, arrivederci!”
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