lunedì 9 luglio 2007

“La lepre dove nasce, pasce”

È un detto del popolo contadino per indicare l’attaccamento alla propria terra e una larvata critica a chi se ne allontana. Tanti vivono con un forte legame al proprio lavoro, al proprio ambiente, ai propri amici, ai propri familiari, e tra questi si stabilisce un rapporto quasi naturale e staccarsi da questi sembra loro un grande sacrificio.
Altri vivono questi rapporti in modo conflittuale e ritengono opportuno allontanarsi per ricreare un nuovo mondo a loro più congeniale.
Altri per spirito di avventura o per semplice curiosità desiderano evadere per nuove esperienze.
Molti purtroppo si devono allontanare dal proprio territorio per necessità, per poter sopravvivere, per lavoro. Di questi, di solito, si occupa la storia e la cronaca.
In questo blog ho ricordato alcuni eventi vissuti, vedi La rondine, Ruvesi ad Origgio, La grandine, E toccò anche a Mario, per sottolineare che spesso l’emigrazione è condizionata da esigenze di lavoro tecnico o intellettuale, o da gravi calamità naturali che costringono tanti a cercare altrove un po’ di fortuna.
La cronaca dei nostri giorni ci narra di disperati che affrontano tanti sacrifici e il rischio della propria vita, pur di uscire dalle proprie misere condizioni di vita.
È una necessità ineluttabile tale emigrazione, fa parte delle leggi di natura che anche gli uomini, in questo mondo instabile, debbano muoversi?
Quali sono le responsabilità sociali, economiche e politiche di tali migrazioni?
Tanti studi di storici, sociologi, economisti e politici hanno cercato di scoprire le cause, individuando varie responsabilità antropiche, ma non si riesce ad intravedere un barlume di soluzione.


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Porca miseria! Oh madonna! Credevo foste una razza estinta e invece eccovi qua, ancora voi, smidollati piangiterranatia e quantobellaseinostalgia! Ma vi siete accorti che siamo nel tremila e dai! La terra dove sono nato, la Calabria,
fa schifo e per fortuna sono andato via: non volevo mica ammuffirmi in quel mondo stantio dove ancora la gente è solo omaggioalsignore e onore rispettoperledonneillibate. Basta!

Anonimo ha detto...

Gentile Rosalba Speroni
Ho sinceramente stima per coloro che, come te, hanno avuto il coraggio di liberarsi dal proprio ambiente per sentirsi a proprio agio. Tuttavia non tutti gli emigranti si sono trovati nelle tue stesse condizioni, molti sono stati strappati dalla loro terra per necessità economiche o per alcune calamità atmosferiche. Vedi quanti disperati fuggono ancora dalle loro terre, non certo per piacere!!! Perché quando hanno la possibilità rientrano nei loro paesi??? Certo avranno travato migliori condizioni di vita, e io mi auguro che vengano da noi ben accolti, ma uno strappo con i loro sentimenti, con le loro amicizie l’avranno dato??? Ho conosciuto tanti emigrati del Sud che si sono ben integrati al Nord, ma quando si parlava dei loro paesi, anche dopo tanti anni di lontananza, si illuminavano gli occhi, e non erano – credimi - degli “smidollati”. La Terra è di tutti e che tutti possano godere “liberamente” di essa.