domenica 11 agosto 2013

Fin che la barca va lasciala andare


 

Nella Grecia Antica la barca a vela che va, spinta dal vento, rappresentava la conoscenza sensibile, ossia la conoscenza immediata che si coglie con i sensi: è vero ciò che vedo, sento, tocco…

Nella stessa Grecia dello stesso periodo storico tuttavia si aveva già la consapevolezza della superficialità di tale conoscenza. Già Eraclito considerava dormienti coloro che si fermavano a tale livello di conoscenza, agli altri uomini rimane celato ciò che fanno da svegli, allo stesso modo che non sono coscienti di quello che fanno dormendo”.

Anche i fisici dell’epoca, Anassagora, Democrito, affermavano che la conoscenza immediata dei sensi era inadeguata, pertanto, secondo il loro punto di vista, era necessario andare oltre il dato sensoriale e scoprire la struttura della natura.

In seguito, da Parmenide e dalla sua scuola, la conoscenza sensoriale venne considerata fonte delle opinioni, inganno dei sensi, che non permettono di conseguire la verità.

Percorrendo la storia della filosofia tanti filosofi hanno considerato la conoscenza sensoriale meno importante della conoscenza intellettuale, altri hanno sostenuto il loro fondamentale apporto per la conoscenza.

Certo è che la conoscenza tramite i sensi si presenta come una conoscenza spontanea e immediata, a cui tante volte ci vorremmo affidare, non solo per conoscere ma per orientare i nostri comportamenti.  

È bello lasciarsi andare, lasciarsi trascinare dall’onda del mare, immaginare di lasciarsi trasportare dal vento come un gabbiano, stare su un monte e sentirsi immerso in una natura incontaminata, seguire i piaceri spontanei della nostra natura, osservare e quasi immedesimarsi in un bambino che gioca nella sua innocenza, immergersi in una folla di giovani in un concerto, dire sempre sì per non far emergere diversità e contrasti con gli altri, non pensare per non essere turbato dai propri pensieri, è bello godersi la vita… sentirsi liberi…
È questa la libertà?

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