lunedì 13 maggio 2013

…“Siamo noi stessi a prendere direttamente le decisioni o almeno a ragionare come si conviene sulle circostanze politiche: non riteniamo nocivo il discutere all'agire, ma il non rendere alla luce, attraverso il dibattito, tutti i particolari possibili di un'operazione, prima di intraprenderla”… (TUCIDIDE)


 
In democrazia è essenziale la discussione e il dialogo, se tutti i cittadini (o almeno quelli che vogliono partecipare alle scelte politiche) devono conoscere le condizioni e gli obiettivi delle azioni da intraprendere. Perciò è indispensabile la conoscenza dei fatti, il possesso di competenze, ma è altrettanto importante la consapevolezza della complessità degli eventi e che spesso offrono prospettive diverse che risolvono in modo differente o discorde gli interessi dei cittadini. Da ciò consegue la necessità della discussione per una condivisione o una mediazione delle scelte che non avvantaggino solo alcuni, ma si consegua un obiettivo che migliori il benessere comune e trovino soddisfazione gli interessi della maggior parte, compresa anche quella parte che risulti minoranza o opposizione politica. Ciò non significa che le scelte debbano necessariamente essere decise all’unanimità, perché nei dibattiti tale unanimità si consegue raramente. Dopo un’analisi accurata dei fatti, un’adeguata discussione per cercare un convincimento possibile, si deve passare dalla discussione ai fatti. Dalla riflessione deve conseguire un’azione decisa e attiva. È assurdo prolungare la discussione a tempo indeterminato senza operare delle scelte fattive; così operando si paralizza la vita democratica e potrebbe sfociare alla fine stessa della democrazia. È altrettanto irragionevole che in democrazia ciascuno non voglia mettere in discussione i suoi punti di vista e le sue scelte, si bloccherebbe ogni discussione, ogni confronto, manifestando l’arroganza di possedere l’unica certezza degli eventi e la volontà di sopraffazione, elementi, anche questi, che provocano fine  della democrazia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Carissimo professore, come sempre le sue parole stimolano mille riflessioni, che tenterò di condividere...
In primis non si può non condividere quanto ha detto circa la conoscenza e competenza, perché non può esistere dialogo senza: ci si riduce a soggetti passivi, si subisce acriticamente una linea di pensiero!!!
Acquisite le conoscenze di base si può addivenire ad un dialogo: non riesco ad immaginare nulla di più stimolante del confronto con chi è portatore di idee contrapposte alle mie.
Per citare Voltaire "non condivido affatto la tua idea, ma darei la mia vita perché tu possa esprimerla": questa è, per me, Democrazia.
È quella condizione quasi utopica in cui tutti possono esprimere la loro consapevole opinione, non quella forma di stato che, per citare persone più illustri di me, è solo "il male minore"!
Solo quando si è raggiunto questo stato di grazia si può agire, "coniugare teoria e prassi" e muoversi come cittadini consapevoli, attivi ed essere "il più grande cambiamento che vogliamo da questo mondo".
Prima di pretendere che la realtà cambi bisogna cambiare noi stessi e prima di intraprendere un dialogo ciascuno di noi dovrebbe aver acquisito un bagaglio di conoscenze sufficiente a comprendere (e criticare) le opinioni dell'interlocutore. Ovviamente le certezze sono rassicuranti, ma una volta che si è scoperta la meravigliosa vertigine delle opinioni non si può tornare indietro!
La Democrazia non cesserà di esistere finché ci saranno insegnati in grado di generare dubbi, piuttosto che comunicare semplicistiche risposte: la Democrazia umana sopravviverà, anche a quella politica, finché ci saranno la filosofia e la dialettica a presidiare la sua sopravvivenza!!!
Con affetto
Diletta