giovedì 8 marzo 2012

L'individuo, l'esistente è vivo e complesso

Molti filosofi, poiché ritengono che la Realtà nel sua totalità non è conoscibile, preferiscono iniziare la propria ricerca dall’esistente, da ciò che è intuito dai sensi, perché questo è dato dall’esperienza e la nostra conoscenza dipende da questo (gli scienziati, gli empiristi, Hobbes, Locke, Kant, gli esistenzialisti Kierkegaard, Heidegger, …).
Sembra più facile descrivere i singoli oggetti che cadono sotto la nostra esperienza e vedere le loro eventuali relazioni con altri oggetti, perseguendo tale criterio la scienza ha conseguito notevoli progressi.
I filosofi che prendono in esame l’esistente uomo, opportunamente rilevano che la responsabilità delle scelte, che la vita offre, compete all’individuo, che ne sopporta anche il peso delle conseguenze.
Anche Cartesio affermava che sarebbe più facile conoscere scomponendo le idee complesse in semplici. Sembra pertanto che si possa parlare con maggiore facilità dell’individuo esistente piuttosto che della realtà considerata nella sua interezza. Infatti trovandoci alla presenza di un oggetto definito è più facile descriverlo ed analizzarlo; ma più si analizza l’individuo esistente più appare complesso in se stesso, e più difficile risulta stabilire le sue relazioni con il mondo circostante. L’individuo è vivo e complesso perché è strettamente connesso con l'intera realtà.
Chi inizia la ricerca dall’individuo si trova necessariamente a fare i conti con l’intera realtà, a meno che non si accontenti di fermarsi alle verità di fatto, secondo l’accezione di Leibniz, sostenute da una ragione sufficiente.

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