martedì 4 agosto 2009

Marco

In un paese della Puglia, all'inizio del Novecento, in una famiglia di agricoltori, nasce un pargoletto di nome Marco.
Ancora bambino segue il padre e il fratello maggiore, quando questi si recano al proprio lavoro nei campi; il lavoro agricolo, era ancora l'attività prevalente nei paesi di provincia dell'epoca. La vita in campagna è la sua unica scuola. All'età scolastica il padre lo iscrive alla prima classe della scuola primaria, ma il bimbo abituato a correre sui prati, a vivere all'aria aperta e ad esercitarsi nelle varie attività pratiche, non riesce ad accettare una vita di scuola e dopo alcuni giorni non la frequenta più. Rimase analfabeta per tutta la vita, ma la sua lucidità mentale gli permetteva di fare dei conti mentalmente e riusciva a portare la contabilità della sua azienda con perfetta correttezza e competenza.
Il lavoro è la sua unica passione, si leva di buon ora al mattino come gli altri famigliari e caricato sul traino gli attrezzi di lavoro si reca nei campi. Di soluto è sul posto di lavoro con gli altri alle prime luci dell'alba.
Dopo un tratto di strada percorso sul carro trainato dalla mula, appena arrivati, sopratutto nel periodo invernale, gli operai accendono un falò e si riscaldano mentre preparano le attrezzature necessarie, quindi mettendosi in azione non hanno più bisogno del fuoco e iniziano il lavoro programmato. D'estate si levano molto presto in modo da dedicare le ore più fresche mattutine ai lavori più pesanti, quindi a piedi scalzi, con vestiti più leggeri e con una bandana legata intorno alla testa per asciugarsi il sudore, continuano fino all'ora del rientro.
(Il lavoro dei campi era molto diverso da quello di oggi, non c'erano le macchine odierne, il terreno era coltivato con zappe, picconi e aratri, trainati da muli o cavalli; per curare le piante usavano forbici e accette. La pelle delle mani degli operai era dura e callosa).
Marco, intanto si è fatto un bel giovanotto, e come tutti i ragazzi è chiamato al servizio di leva, scherzando ricordava che gli fu attribuito il grado di caporale dei muli. In realtà avendo un'innata empatia verso gli animali, li trattava con tanta cura e questi reagivano sempre positivamente, senza pungoli, ai suoi comandi.
Finito il servizio di leva torna al suo paese a alle quotidiane attività, finché un giorno anche per lui scoccò il colpo di fulmine per una ragazza di nome Nannina.

Nessun commento: