domenica 30 novembre 2008

Il mastro carraio

La maggior parte del tempo il piccolo Mario la trascorreva in casa, dove la mamma lo impegnava con piccoli giocattoli.
Durante alcune ore, nelle stagioni più calde, gli era consentito di soffermarsi sull’ampio pianerottolo antistante la propria dimora, dove giocava con altri bimbi assistiti da qualche mamma più libera.
Alcune volte, attraversava un lungo corridoio e raggiungeva una veranda da cui poteva osservare l’attività artigianale del mastro carraio.
Questi disponeva di ampi spazi, dove depositava i tronchi di pino, di quercia o di altro genere per farli adeguatamente stagionare prima di lavorarli. In mezzo a questi cumuli di tronchi c’erano degli animali da cortile: polli, tacchini… ma la maggiore attrazione la offrivano i pavoni soprattutto quando distendevano le loro piume colorate.
Si sentiva un continuo stridere delle seghe, il picchiare delle asce sui legni, e quando i vari pezzi delle ruote erano assemblati, in collaborazione con il fabbro, si disponevano delle fascine a forma circolare, e su queste si poneva un pesante cerchione di ferro e si appiccava il fuoco.
Una grande fiammata si alzava e il cerchione si arroventava, quindi con maestria veniva sollevato e messo intorno alle altre parti della ruota già assemblate. Il cerchione di ferro raffreddandosi si restringeva e la ruota era pronta per essere montata al carro.
Gli artigiani avevano compiuto una bella opera, Mario aveva assistito ad uno spettacolo. Si ricordò di questa operazione nel laboratorio del Liceo, quando il professore di fisica spiegò la dilatazione dei corpi.

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