La parola Mito deriva dal greco μΰθος che significa racconto. È un racconto, frutto di una grande fantasia, elaborato da vati, che cercavano a loro modo di spiegare il meraviglioso mondo a loro circostante.
Il loro modo di rapportarsi alla vita era molto diverso dal nostro. Gli antichi, che non erano dominati da un atteggiamento scientifico, e condividevano quotidianamente la propria vita con il mondo naturale circostante, apprezzavano questo mondo e lo consideravano simile alla loro vita: questo mondo era a loro familiare, condivideva la stessa vita, e aveva uno spirito simile al proprio. Inoltre i grandi fenomeni naturali, l'ordine delle stagioni, il cielo e il movimento degli astri, secondo il loro punto di vista, non potevano essere lì in modo casuale, ma erano regolati da forze intelligenti che chiamavano divinità, demoni, ninfe e satiri...
Oggi con l'esplorazione del mondo con metodo scientifico rendiamo ogni evento, o essere vivente, un oggetto dominato dal principio di causa ed effetto e pertanto lo riduciamo ad un mirabile, ma freddo meccanismo. Anche se, ancora oggi, chi vive a contatto per lungo tempo con la natura e persino con macchine, prova un certo legame quasi affettivo con queste, e spesso usa un linguaggio metaforico di apprezzamento nei loro confronti come se fossero delle persone.
Il mito, per gli antichi, era il mezzo di comunicazione consono alla loro esperienza di vita, e alla trasmissione della loro sapienza.
Gli antichi poeti, i vati, dicevano di essere ispirati dalle muse o da altre divinità, spiegando in tal modo ciò che noi chiamiamo estro poetico, ispirazione poetica.
I miti raccontano l'origine degli dei, le teogonie; con tali racconti i saggi antichi tentavano di mettere ordine alla vita. Stabilendo quale divinità fosse nata prima o dopo, cercavano di spiegare l'origine dell'universo; con la loro fervida fantasia creavano la primitiva cosmologia.
I miti sostenevano anche la vita umana, esortando al rispetto dell'ordine e delle leggi.. Infatti le leggi della natura erano state date da Zeus e guai a trasgredirle, coloro che non le rispettavano sarebbero stati inesorabilmente puniti.
Anche i primi filosofi si rifacevano ai miti, ma va sottolineato l'uso particolare del mito in Platone. Questi, che ha posto con forza la necessità dell'uomo di ricercare la verità in modo da poter progettare una vita politica giusta ed efficace, ha dovuto, come tutti gli uomini, fare i conti con la limitatezza delle capacità umane. Pertanto ha cercato nei suoi dialoghi di dimostrare le sue tesi, ma non potendole giustificare totalmente, spesso ha fatto ricorso ai miti, che, in questo caso, sono dimostrazioni approssimate fondate su credenze piuttosto che su dimostrazioni razionali. Anche se le sue considerazioni possono essere più o meno condivisibile, sono comunque da accettare per fede, per convenienza, non per fondato sapere.
In sintesi, il mito per gli antichi è una narrazione, che vuole spiegare l'origine del mondo, i fenomeni naturali e dare regole al comportamento umano individuale e collettivo. Nasce dall'esigenza di conoscere sé stessi e il mondo, ma per i limiti dei loro mezzi di conoscenza immaginano forze divine, non molto difformi dagli uomini. Importante è sottolineare che questi risultati acquisiti vengono dati come conclusivi, certi, perché suggeriti ai vati dalle divinità, quindi bisogna accettarli definitivamente.
Nella storia possiamo ritrovare infiniti miti, che, pur sotto forme diverse, rappresentano situazioni simili. Si comincia con la ricerca individuale o collettiva, quindi si consegue una una meta convincente che spesso viene ritenuta come l'unica possibile conclusione della stessa. Oppure si conoscono degli individui bravi nel loro ambiente, che vengono apprezzati e esaltati come modelli, in cui si ripone la propria speranza e la propria fiducia. Questi eventi o queste persone spesso diventano miti. Si è disposti a difenderli a qualsiasi costo, anche ad offrire la propria vita.
Non starò qui a richiamare gli infiniti miti affermatisi nella storia, è una fatica impossibile, perché ogni epoca nelle varie manifestazioni della vita individuale e sociale ha i suoi miti. Faccio riferimento a quelli più comuni, da cui ancora oggi molti sono imbrigliati: le varie ideologie, i vari modelli politici, le varie superstizioni e credenze, ma anche l'esaltazione di attori, calciatori, squadre....
Tali miti possono esercitare delle influenze benevoli perché creano condivisioni di obiettivi sociali da conseguire e quindi coesione sociale, offrono agli individui delle finalità da conseguire, oppure dei modelli da emulare... ma spesso, purtroppo, questi miti, appunto perché fondati su sentimenti e fede, sono accettati come risultati ultimi della ricerca per cui ottundono le menti umane, bloccano la criticità e la creatività del pensiero, sfociano nel fanatismo. Spesso coloro che condividono alcuni miti si scontrano con altri, che sostengono miti diversi. Si alimenta in tal modo la faziosità, che può sfociare in scontri di gruppo, in conflitti sociali, nelle guerre.
Bisognerebbe aver sempre presente che i miti sono anch'essi creazione umana, e come tali possono facilmente cadere ed evolvere; ma può accettare questa consapevolezza chi è avvinto dal mito?
4 commenti:
Sono d'accordo con te che la scienza toglie un po' di mistero al mito (hanno la stessa radice queste due parole?) o addirittura può arrivare a demitizzarlo, ma la scienza può avere aspetti altrettanto affascinanti, se studiata con passione ed attenzione. Il mito classico allora si potrebbe trasformare ad esempio in racconto della storia della Terra, delle nostre origini come esseri umani o del perfetto funzionamento degli ecosistemi.
Ciao e a presto.
Adriano
Ciao Adriano
per me ogni forma di sapere è affascinate, perché evidenzia la passione di andare oltre e pertanto il rischio di affrontare l'ignoto. Il mito classico, ma anche i miti moderni hanno aspetti positivi come rilevo nel mio post, ma se gli uomini si legano ad essi come un sapere concluso, come spesso purtroppo accade, potrebbero essere causa di eventi dolorosi e comunque offuscherebbero la lucidità della ricerca.
Giulio
Salve Prof, sinceramente credo k il mito sia davvero la prima forma di filosofia, perchè ha la sua stessa genesi: la meraviglia k porta l'uomo ad interrogarsi sulle sue origini e su ciò k lo circonda.
Non credo k oggi ci siano ancora dei miti, almeno non nel senso "classico" del termine; oggi si tende, piuttosto, a mitizzare figure anche di scarso valore, ma che sono perfettamente inseriti in un sistema depauperato dei suoi valori più nobili.
Raramente sento la gente riferirsi a scrittori o studiosi contemporanei come a dei miti, ma piuttosto a calciatori e personaggi televisivi.
Non è una vacua esaltazione ciceroniana dei veteres mores, ma una costatazione di come oggi non si sia più abituati a considerare la sostanza ma solo l'apparenza delle cose e delle persone.
Studiando al liceo classico non solo sono appassionata ai miti, ma in un certo senso, mi sembra che facciano realmente parte della mia vita:):):) Essi non solo si configuravano come risposte filosofiche ma anche come modelli di comportamento, spesso attraverso un apologo conclusivo.
Per quanto riguarda il rapporto del mito con la scienza, non credo che quest'ultima abbia disincatato i lettori; anzi secondo me costituisce un ottimo strumento per approfondire lo studio del mito, soprattutto attraverso la sua contestualizzazione!!!!
A PRESTO
DILETTA
Ciao Diletta,
condivido l'ammirazione per la sapienza antica espressa nel mito, tuttavia è necessario richiamare l'attenzione sul fatto che il mito è dato come ispirato dalle muse o da una divinità, quindi come ricerca conclusa e definitiva. Nella storia spesso le conquiste nel sapere in campo etico-politico e anche in campo scientifico sono state considerate un sapere definitivo e unico. Ovvero alcune ideologie, peggio alcuni vacui personaggi, sono stati trasformati in miti, che hanno ostacolato e ostacolano il progresso civile, politico, scientifico...
Non voglio negare la validità dei miti, né quella delle ideologie, ma intendo richiamare l'attenzione ricordando che anche i miti sono opera umana e quindi sottoposti alla condizione del limite; pertanto è necessario tenere desta l'attività critica del pensiero e non farsi incantare e frenare dal passato e sprattutto bisogna proseguire lo sviluppo della libera ricerca, progettando il futuro.
Giulio
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