venerdì 17 gennaio 2014

Il lavoro nella Genesi

Il lavoro è una facoltà inerente la natura dell’uomo. Tramite il lavoro l’uomo realizza se stesso, acquisisce dignità, e preserva la propria libertà.

Nella Genesi il lavoro è presentato come un castigo di Dio, come conseguenza della disubbidienza dell’uomo all’ordine di Dio di non mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male.

17 All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: ‘Non ne devi mangiare’, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita.
18 Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre.
19 Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!».
(Genesi)

Riflettendo su tutto l’evento, la disubbidienza a Dio e il conseguente castigo della fatica del lavoro, non è difficile rilevare che questo segna il passaggio dell’uomo dallo stato di innocenza alla stato della consapevolezza, della responsabilità e della libertà. Tale evento in modo più o meno drammatico, ma anche con una sensazione di piacere, si ripete ogni volta che un figlio, acquisita un’ adeguata e consapevole maturità, ritiene che non debba più dipendere dal padre, e questi con un po’ di amarezza, ma contento perché suo figlio finalmente è adulto, accetta il distacco da sé del proprio figlio. Da questo distacco deriva un’ovvia conseguenza: il figlio, come Adamo quando volle assumersi la responsabilità della conoscenza, della responsabilità e della libertà, deve provvedere col proprio lavoro al proprio sostentamento.

Ciò è senza dubbio una fatica, ma esalta la dignità dell’uomo, che, contrariamente agli altri esseri, con la propria attività realizza se stesso e difende la sua libertà.

Dio, che aveva fatto l’uomo a sua immagine, ha permesso gli eventi raccontati nella genesi ovvero il mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male con il conseguente obbligo del lavoro, per sottolineare la libertà data all’uomo e la responsabilità di contribuire al suo sostentamento, quella dignità divina che è nell’uomo, che questi può esercitare nei limiti della sua natura.

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