mercoledì 15 dicembre 2010

Compagni di scuola

Sono trascorsi i primi due anni scolastici, il fratellino Nicola frequenta la prima classe della scuola media.
Mario ha stretto amicizia con i compagni di scuola, soprattutto con quelli che abitano nelle vicinanze della propria dimora, con questi ha stabilito un piano per andare insieme a scuola.
Mario abita più lontano degli altri quindi è il primo a uscire di casa, solo alcune volte si incontra con Pinuccio, che abita a due passi da casa ma questi spesso è accompagnato dai familiari. Deve percorrere circa cento metri, andare verso la fontanina di quartiere, per chiamare Vincenzo, che spesso non è ancora pronto. Entra nella casa di questi, e deve ascoltare le ultime raccomandazioni della madre mentre gli indossa il grembiule o gli ravvia i capelli. Insieme devono percorrere un buon tratto di strada, per raggiungere Loris, un altro compagno di classe. Anche Loris spesso non è pronto, non ha neppure fatto colazione, e bisogna attendere, tuttavia l’attesa non è noiosa perché la mamma, mentre il figlio beve il latte, fa pulizia di alcune gabbie di canarini che alleva in casa, Mario guarda con puerile attenzione soprattutto quando nelle gabbie ci sono i nidi con i canarini ancora impiumi. Ora sono in tre e si avviano speditamente verso la scuola perché è quasi ora del suono della campanella. Le strade erano frequentate da tanti bambini e solo alcuni di prima o seconda elementare erano accompagnati dai genitori. Per le strade non c’era traffico di auto (all’epoca nel paese c’erano pochissime autovetture) né di carri, perché alle otto i contadini già lavoravano da tempo nei campi; solo raramente circolava qualche carro che procedeva con estrema prudenza soprattutto sulle strade frequentate dai bambini.
C’era una grande intesa tra i compagni di scuola, erano diventati una squadra. In classe erano attenti alle parole e agli insegnamenti del maestro e fuori c’era una coesione di intenti, pronti a soccorrersi l’uno con l’altro.
Quando si marciava lungo il corridoio della scuola e si incontrava un’altra classe il capo squadra dava l’ordine “passo!” e tutti segnavano il passo con forza quasi per sottolineare la compattezza della squadra.L’ultimo giorno di scuola segnò la fine della vita del gruppo, molti intrapresero un lavoro, altri seguirono scuole diverse, ma non è venuto meno quel legame che ci tenne uniti per cinque anni della nostra fanciullezza, e ancora oggi, quando ci si incontra con quei pochi, che sono rimasti in paese riemerge quella simpatia che ci legò in quegli anni.

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