venerdì 18 giugno 2010

Il Partito

La parola è di per sé significativa, deriva da parte e indica che esprime opinioni di una parte dell’elettorato. In democrazia il partito dovrebbe nascere dall’esigenza dei cittadini di partecipare alla gestione del bene comune, esprimendo i propri punti di vista, le proprie necessità e le eventuali possibili soluzioni.
Il partito dovrebbe essere una punto d’incontro dove gli iscritti (e iscritti ai vari partiti dovrebbero esseri tutti i cittadini) possano esprimere le proprie esigenze le proprie valutazioni sui vari eventi politici.
I dirigenti delle segreterie dovrebbero essere capaci all’ascolto e a compiere le prime sintesi delle opinioni espresse, per poi comporle con quelle raccolte da altri partiti nella sede del Parlamento, prima della formazione delle leggi valide per tutti, per il bene comune.
In riunioni periodiche, soprattutto in prossimità delle elezioni ai vari livelli istituzionali, i coordinatori delle sezioni dovrebbero esprimere le linee politiche condivise dagli scritti, con ipotesi di programmi per la soluzione dei problemi più impellenti e chiedere la disponibilità di quanti siano ritenuti in grado di sostenerli e di portarli ad attuazione.
Il partito dovrebbe essere scuola di politica. Già discutere dei problemi individuali e condividerli con altri sarebbe un ottimo strumento di socializzazione e responsabilizzazione. Se questi fossero approfonditi e confrontati con tematiche di politica nazionale e internazionale con eventuali dibattito con cittadini esperti nei vari settori, il partito assolverebbe una funzione socializzatrice e politica di elevato livello.
Maturato dopo ampie discussioni il consenso e il sostegno consapevole non dovrebbero mancare.

Costituzione italiana, Art. 49 “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.”

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