domenica 10 gennaio 2010

"Processo breve?"

In questi giorni si discute in Parlamento del “processo breve”.
È giusto che i processi si celebrino in tempi adeguati, commisurati alle difficoltà di espletare le dovute indagini e di operare le opportune riflessioni dalle parti in contrasto. È difficile stabilire i tempi di tali operazioni, ma è opportuno che, raccolte le prove gli avvocati e i magistrati, esaminino con le loro competenze le varie situazioni e in base alle leggi emanino le dovute sentenze.
Se per mancanza di magistrati o per lunghe procedure burocratiche i processi dovessero prolungarsi nel tempo sarebbe necessario intervenire sulle défaillances accertate, ma non è giusto prescrivere i reati, sarebbe la più grave violazione dello stato di diritto e sancirebbe l'incapacità dello stato di amministrare la giustizia, comportamento il più ignobile per lo stato e offensivo per i cittadini offesi e potrebbe suscitare dei gravi disordini nella vita civile.
Un'amministrazione della giustizia deve fare rispettare le leggi dello Stato con moderazione, ma con decisione e in tempo il più breve possibile.
La prescrizione dei reati, senza un giudizio, potrebbe far diffondere tra i cittadini il senso di impunità, con conseguenze gravi per la convivenza serena e pacifica.
Anche i ritardi nell'emettere le sentenze sono causa d'ingiustizia e di disordine sociale.
Si ha notizia di tanti importanti casi di reati e di liti che la Magistratura non riesce a dirimere, ma in questa sede riferisco una banale questione di condominio.
In un condominio sorge una lite per l'interpretazione di una norma per la partizione delle spese di manutenzione. Dopo una lunga discussione, alcuni condomini si rivolgono al tribunale denunciando la maggioranza che aveva approvato il bilancio, secondo loro, non rispettando il regolamento condominiale. Un'operazione legittima, che con un intervento del magistrato, avrebbe potuto rasserenare la convivenza tra i vari condomini, turbata da tale questione. Dopo alcuni mesi si ha la prima udienza, vengono convocati gli avvocati di parte davanti al giudice e non si prende una decisione, eppure non ci sono indagini da fare, si deve interpretare una norma, più volte oggetto di giurisprudenza. Si aggiorna l'udienza fra sei anni, chi sa quando verrà emanata la sentenza?
Intanto ogni volta che si approva il bilancio si ripropone la stessa questione, si approfondisce l'astio tra i condomini e la convivenza diventa sempre più difficile. Una soluzione della lite avrebbe potuto, in poco tempo, ridurre le frizioni e contribuire a una vita più serena.
È mai possibile che due avvocati e un giudice abbiano bisogno di tanto tempo per interpretare una norma condominiale?

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