domenica 31 maggio 2009

La libertà

La libertà non è altro che il vivere umano. L'agire dell'uomo è determinato, oltre che dalle passioni naturali e dai sentimenti, dalla consapevolezza e dall'autodeterminazione.
Se un uomo non è consapevole, non è cosciente di ciò che sta facendo, oppure è costretto con la forza da altri uomini o da particolari stress psicologici a compiere determinate azioni, non è libero e pertanto non può ritenersi responsabile delle azioni compiute in tale stato.

La libertà non è un dono avuto una volta per sempre, ma è ricerca e conquista quotidiana. Non è evasione, ma impegno costante: è feconda operatività e costante relazione con gli altri.

É compito di ciascun uomo e della società determinare le condizioni di libertà.
Una persona deve operare in modo da comportarsi nel modo più razionale possibile: deve potenziare le proprie conoscenze e agire con consapevolezza e responsabilità.
La società deve contribuire a sostenere lo sviluppo del sapere e deve eliminare le condizioni fisiche e morali che limitano lo sviluppo della personalità di ciascun membro della comunità.

2 commenti:

Pernat ha detto...

Mi sembra che le sue parole siano la solita roba, un cincischiare trito e ritrito, un attardarsi futile e sofisticato sulle rassicuranti nenie del libero arbitrio, favoletta che senza rincrescimento la ditta cristiana ha sfornato ad uso e consumo delle anime pie. La libertà non è stare sopra un albero mi si dirà o canterà svogliatamente in faccia col risolino della mascotte che sa godersela, perchè tanto se ne frega di essere l'attrazione dello zoo. Ma bene, mia cara attrazione, cos'è la libertà? Siamo sicuri di essere veramente liberi? Io umilmente credo di no. Mi viene in mente la storiella letta in un romanzetto dello scrittore olandese Bree Goul. Medioveo: un ricco mercante di stoffe senese, messer Niclaus Dieta, è di ritorno dalla annuale fiera svoltasi nelle Fiandre. Ha le tasche piene dei danari dei compratori e può dirsi soddisfatto. Qualcosa va storto: gli duole un dente. Infastidito dal dolore, decide di fermarsi in un villaggio, ove spera d'incontrare un dentista. Nessuno può aiutarlo e in quel tratto delle Alpi è davvero difficile trovare qualcuno competente. Alle sue parole non resta indifferente l'avido Loner, parassita e gozzovigliatore di quelle parti. Egli ha fatto da aiuto chirurgo al soldo dei francesi nella guerra dei cent'anni e sa come cavare un dente. Inizia a seguire messer Dieta e gli propone uno scambio: l'estrazione del dente in cambio di metà dei suoi fiorini. Il mercante, assai avaro, rifiuta. Ma il dente non gli dà tregua: il dolore diventa sempre più forte, lo rallenta nel cammino, fino a che lo strema. Ha paura, teme i briganti che in quelle zone assalgono i viandanti e dopo averli depredati li scuoiano vivi. Loner non molla la preda, ora chiede in cambio della sua opera tutti i danari di messer Dieta. Il mercante oppone resistenza, ma alla fine molla e accetta, molto a malincuore. Loner gli estrae il dente e intasca la cospicua somma, che finirà col finanziare le sue bevute. Ecco, mi chiedo: messer Dieta ha davvero avuto scelta? Secondo me quelli che parlano di libertà dimenticano che siamo un corpo e come tale soggetti a forze più grandi di noi. Termino con le bellissime parole di Egisto lo scismatico, filosofo neoplatonico: "Se dell'anima è il guardare in alto al cielo, del corpo è il guardare in basso alla terra; se l'anima ospita il pensiero che l'accresce, il corpo ospita i vermi che lo divorano. Non esiste scelta se è il corpo a scegliere".

Giulio ha detto...

Signor Pernat la discussione sulla libertà non è eludibile, quindi si propone sempre e vale la pena ritornarci spesso, anche se nessuno ha dato mai una risposta conclusiva, né i filosofi né i religiosi. Molti filosofi hanno parlato di determinismo o di meccanicismo ..., molti altri hanno sostenuto il finalismo o l'idealismo … ritengo che siano dottrine note a coloro che si interessano di tali problemi.
Mi permetto di ricordare la riflessione di Kant, il quale, pur avendo giustificato la conoscenza scientifica, nella Critica della ragion pratica afferma che l'uomo nel suo agire opera “responsabilmente”, quindi postula come condizione necessaria dell'agire morale la libertà.
Fichte, volendo giustificare l'idealismo, lo confronta con il dogmatismo (coloro che accettano un ordine già dato) e conclude che scegliere un sistema piuttosto che un altro è una questione morale, ovvero di libertà: chi si sente sotto il peso della necessità si adatterà ad una vita scandita dalla necessità, i giovani che vogliono affermarsi sceglieranno l'idealismo …
Anche molti teologi che sostengono la libertà dell'uomo, incontrano seria difficoltà quando la devono giustificare difronte all'onniscenza e onnipotenza di Dio.
È un tema che presenta molte incognite e gravi problemi; tuttavia quasi tutti nei discorsi quotidiani parliamo di responsabilità, i magistrati continuano a giudicare sulle responsabilità dei reati.
È vero, come lei dice, che siamo corpo, ma è anche vero che in ogni istante prendiamo decisioni; è difficile ancora oggi indagare sui meccanismi delle nostre scelte, certo è che (se non sono presenti forze preponderanti esterne) operiamo autonomamente, razionalmente, responsabilmente.