lunedì 5 febbraio 2007

L’utopia

L’utopia, il non luogo, l’isola che non c’è, è il cantuccio della nostra anima dove sono depositati i nostri sogni.
Molti filosofi e letterati hanno scritto utopie, soprattutto nei momenti delle grandi crisi della storia, e queste sono per noi ottimi documenti delle aspirazioni dell’umanità nelle varie epoche. Il senso di disagio dell’uomo spesso viene risolto in un mondo di sogni e di speranze.
L’utopia ordina e realizza in un mondo fantastico queste aspirazioni, che spesso creano aspettative e suscitano impegno tanto da modificare nel tempo profondamente il mondo in cui si vive, un mondo di bene, di giustizia, di pace, di felicità, oppure un mondo in cui vengono soddisfatti i bisogni di tutti.
Altre volte si costruiscono mondi orrendi in cui si scaricano paure e passioni.
L’utopia è una favola, ma una favola che scaturisce dal profondo del cuore porta con sé il travaglio dell’umanità, che, spinta dalla tensione a migliorare sé stessa rifiuta il presente e con l’immaginazione progetta il futuro. Giustamente il noto cantautore Edoardo Bennato nella canzone “L’isola che non c’è” afferma che questo mondo è un nulla, ma senza questo sogno è veramente difficile vivere.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Buonasera, professore...
vorrei spendere giusto due parole sul tema utopia.
Cosa sarebbe l'uomo, cosa sarebbe la mente di ciascuno di noi, cosa mai potrebbe rivelarsi la vita stessa senza l'immaginazione?
Solo questo straordinario dono, infatti, consente ad alcune persone, a quelle che riescono ancora a sognare, di creare (anche se in modo puramente fittizio) una via di fuga, un'utopia, un mondo fatto di desideri che nella realtà non possono altro che rivelarsi irrealizzabili. Ritengo fortunatissimi, anzi poeticissimi tutti coloro che non hanno perduto la speranza di svegliarsi una mattina e di vedere, attraverso la propria finestra, un'umanità
più umana.
Antonio IIIa

Giulio ha detto...

Ciao! Antonio
Sono d’accordo con te, guai se venisse meno la speranza di modificare questo mondo in un mondo migliore, verrebbe menomata la stessa natura dell’uomo. Tuttavia spesso l’utopia si trasforma in mito, ovvero credenza cieca, che chiude al dialogo e al confronto con gli altri, da ciò nascono i contrasti e perfino le guerre. La storia vive dei momenti tranquilli e dei momenti tempestosi, dei momenti in cui sembra domini la saggezza, altri in cui sembra dominare la creatività, l’immaginazione, l’irrazionale. Auguriamoci che domini sempre un dialogo, una dialettica costruttiva.

Dilly ha detto...

Sa Prof, certe volte mi sono chiesta se fossi pazza o molto intelligente, alla fine ho capito che non sono nessuna delle due cose, ho capito di avere solo troppa immaginazione e troppi sogni. Non ho problemi a dirle di essere stata profondamente delusa dal nosto liceo, me lo aspettavo diverso, con professori capaci e tutti, appassionati. Io ho subito la stupidità di una donna incapace di compredere i sogni di una ragazza e che, invece di tutelarli come un tesoro preziono, li demoliva a causa della sua frustrazione ed ignoranza. Fortunatamente è passata ma le dico che è solo dall'anno scorso k io ho ritrovato la serenità e la speranza in un futuro migliore perchè il liceo di Trani era davvero un ottimo liceo e non riesco ad accettare che siano finite ad insegnarci certe persone.
Io ero vissuta nel culto di quella scuola, mi ricordo la gioia che provai in IV ginnasio nel salire quelle scale: ero piena di aspettative ed avevo un sogno che ora, grazie ad una persona, so di nn poter più realizzare.
Cambiando discorso per nn mettermi davvero a piangere, le cito il messaggio della mia adoratissima professoressa di italiano delle scuole medie "Che bello sentirti dire certe cose.è come se l'utopia prendesse corpo, la mia utopia, e si chiamasse diletta..." Adoro queste parole ed adoro quella magnifica splendida donna: l'utopia non è obbligatoriamente qualcosa di irragiungibile (non luogo) o di irrealizzabile (Platone o Thomas More), è anche questo, ma è soprattutto un piccolo gesto, una breve affermazione che ti faccia capire che nell'uomo c'è del bene e nell'umanità una speranza...
La mia utopia irrealizzabile è una, se la vuole sapere: vorrei che le persone fossero sensibili(o, almeno che io lo sia un pò meno).
Ma certe volte mi basta ricevere un messaggio che mi faccia capire che anche nel mio piccolo posso essere in grado di realizzare un'UTOPIA....

Giulio ha detto...

Cara Dilly
L’utopia è un non luogo, sembra un’illusione, ma Bennato chiude la sua canzone “L’isola che non c’è” affermando la sua necessità nella vita.
L’Utopia di T. Moro era l’aspirazione sua e di tanti uomini della sua epoca a vivere in una società più giusta, più libera, più naturale, ovvero era una critica della società del suo tempo.
L’utopia non è ‘nulla’, ma l’aspirazione ad un mondo migliore. Le persone in base alla propria esperienza e sensibilità progettano le proprie utopie, e ciascuno cercherà di renderla reale, coinvolgendo gli altri nei propri ideali, tuttavia devi avere sempre presente che è una utopia, che potrà realizzarsi se si riuscirà a trovare una mediazione con le utopie di tanti altri. Ciò non significa che bisogna arrendersi alle prime difficoltà incontrate, gli altri possono opporre ostacoli, non possono distruggere le nostre aspirazione. L’utopia è nostra e non dobbiamo aspettarci che siano gli altri a realizzarla!!!