domenica 7 gennaio 2007

Elogio della Banalità

Personalizzare, essere originale sembra essere l’impegno quotidiano dell’uomo d’oggi. In ogni comportamento e in ogni attività si vuole dare l’impronta di sé e ciò che appare condiviso e comune viene tacciato di banalità.
L’attenzione a conseguire la massima personalizzazione crea preoccupazione, ansietà e alcune volte non accettazione di se stessi.
Ciò avviene nella vita quotidiana; se ci affacciamo nel mondo dello spettacolo questa tensione viene esaltata e pubblicizzata.
Tramite i mass media, ormai di uso diffuso e quotidiano, si è stabilita un’interrelazione tra mondo dello spettacolo, che spesso, soprattutto dai giovani è considerato come modello, e vita quotidiana, per cui l’enfasi della novità porta ad esagerare le personalizzazioni, fino a costringere alle stravaganze.
Il comportamento esteriore spesso è indice di principi morali ed etici.
L’individualismo, l’anticonformismo esprimono la volontà di indipendenza e di libertà, che ritengo sia connaturale all’uomo, anzi alcuni pensatori la ritengono la radice stessa della natura umana.
Ma è anche vero che l’uomo vive in comunità e difficilmente riuscirebbe a vivere fuori da essa, non solo per soddisfare i propri bisogni fisici, ma soprattutto per condividere i propri sentimenti.
È forte nell’uomo anche la tendenza all’emulazione, all’aggregazione e all’identificazione. Inoltre l’uomo vive in società, pertanto ha nel tempo cercato di individuare norme di convivenza, perfezionando modi di vita e principi etici condivisi. La tradizione, il senso comune, oltre che i costumi, la lingua, sono la sedimentazione dell’esperienza di generazioni pregresse.
La vita di ciascun individuo è radicata in tutto questo.
L’esasperata individualizzazione spinge verso comportamenti eterogenei, e nella vita sociale non si riesce più ad individuare la norma, e spesso quelle forme di comportamento che una volta si tolleravano, oggi diventano forme modello, mentre il vivere secondo le consolidate forme di buon gusto e di decenza, appunto perché ispirate al buon senso comune, sono ritenute banali.
E mentre vengono apprezzati quelli che per distinguersi esagerano nell’originalità, scadendo spesso nella volgarità, i molti del buon senso comune vengono emarginati come dei “semplici”, dei banali.
Il progresso dell’umanità è dato dalla curiosità e dalla ricerca, le nuove esperienze accentuano la critica del proprio ambiente, e contribuiscono ad elevare il proprio livello di vita sia materiale che culturale.
Anche il senso comune, sebbene più lentamente, si evolve tramite il severo vaglio e la condivisione delle esperienze maturate e delle sensibilità condivise. Pertanto il senso comune, “la banalità”, essendo un comportamento che accomuna, penso sia da elogiare e non da schermire come spesso avviene.

foto1 Particolare Tony Bennett. Fhotographed by Annie Leibovitz
foto2 Particolare Katie Holmes, Tom Cruise, and Suri Cruise. Photographed by Annie Leibovitz.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non so: la filosofia, da sempre, si muove tra gli estremi della promozione della banalità (intesa come senso comune), si pensi ad Aristotele Cartesio Kant, e della sua distruzione, Eraclito Hume Nietzsche su tutti. Forse, oggi, rispetto alle pro-vocazioni della tecnica dovremmo mantenere i piedi saldi nella tradizione e custodire saperi, che poi tanto banali non sono. Oppure accettare le nuove sfide, perderci in esse, fino a scoprire l'estrema magmaticità del mondo e della civiltà. Non ho ancora deciso, forse ci vorrà una vita intera per farlo.

Giulio ha detto...

Grazie Alberto per il tuo intervento, un'ulteriore piccola riflessione su un argomento simile la farò con il prossimo post.