Altri vivono questi rapporti in modo conflittuale e ritengono opportuno allontanarsi per ricreare un nuovo mondo a loro più congeniale.
Altri per spirito di avventura o per semplice curiosità desiderano evadere per nuove esperienze.
Molti purtroppo si devono allontanare dal proprio territorio per necessità, per poter sopravvivere, per lavoro. Di questi, di solito, si occupa la storia e la cronaca.

In questo blog ho ricordato alcuni eventi vissuti, vedi La rondine, Ruvesi ad Origgio, La grandine, E toccò anche a Mario, per sottolineare che spesso l’emigrazione è condizionata da esigenze di lavoro tecnico o intellettuale, o da gravi calamità naturali che costringono tanti a cercare altrove un po’ di fortuna.
La cronaca dei nostri giorni ci narra di disperati che affrontano tanti sacrifici e il rischio della propria vita, pur di uscire dalle proprie misere condizioni di vita.
È una necessità ineluttabile tale emigrazione, fa parte delle leggi di natura che anche gli uomini, in questo mondo instabile, debbano muoversi?
Quali sono le responsabilità sociali, economiche e politiche di tali migrazioni?
Tanti studi di storici, sociologi, economisti e politici hanno cercato di scoprire le cause, individuando varie responsabilità antropiche, ma non si riesce ad intravedere un barlume di soluzione.
Argomenti correlati:
La rondine
Ruvesi ad Origgio
La grandine
E toccò anche a Mario