Ogni volta
che vedo un individuo affermo ho visto un uomo o una donna, una persona.
Quando vedo
due individui dello stesso sesso li indico come due amici, due compagni, due
persone.
Se invece
incontro un uomo e una donna, dico che ho incontrato due persone, se giovani
due fidanzatini, se adulti due sposi o semplicemente una coppia.
Quando
incontro due persone, un uomo e una donna con un bambino, dichiaro è una
famiglia; potrebbe essere non giusta questa affermazione ma, salvo verifica, è
la definizione che mi viene spontaneamente.
Ritengo che
la famiglia non è solo l’unione di due persone, ma due persone eterosessuali
che si uniscono per stare insieme anche ai fini di mettere al mondo i figli.
La famiglia
non soddisfa solo bisogni individuali, ma mantiene vivo il genere umano,
permette la continuità di un popolo, in tal modo adempie anche una funzione
sociale.
Perciò i
popoli distribuiti sulla Terra celebrano con vari riti l’inizio di una famiglia
e spesso le viene incontro con doni e sostegni a loro possibili.
In Italia la
famiglia è riconosciuta con il matrimonio e lo Stato con la propria
legislazione riconosce l’unione, ne stabilisce le norme fondamentali per una
serena convivenza, garantisce nel caso che tale unione venga meno una
protezione per i figli e i coniugi più deboli, che pure hanno dedicato la loro
operosità alla famiglia limitando altri possibili lavori.
Oggi si
parla di matrimonio tra omosessuali, di famiglia di omosessuali. Se la parola
famiglia ha un significato, e, secondo il senso comune, ritengo che indichi due
genitori e figli, non può indicare l’unione di due omosessuali, né tra questi
può esserci un matrimonio.
Certo
esistono gli omosessuali, e anche loro fanno parte dell’umanità e sono a pieno
titolo dei cittadini. È possibile per gli omosessuali che vogliono vivere
insieme, trovare delle forme di socializzazione da loro condivise e garantite
dalle leggi dello Stato, in modo che anche loro possano vivere in modo sereno i
vari momenti della vita individuale e sociale.
Mentre i gay
e gli omosessuali vogliono che la loro unione sia riconosciuta legalmente,
anche come famiglia, molte coppie eterosessuali preferiscono la convivenza al
matrimonio.
Potrebbero essere tante le motivazioni per cui
un uomo e una donna decidono una convivenza piuttosto che un matrimonio,
fondamentalmente penso ci sia una motivazione estetica-sentimentale. È comunque
una scelta esistenziale e va rispettata.
Tuttavia
emergono vari problemi quando queste “coppie di fatto”, richiedono che siano
estesi alla loro unione gli stessi diritti attribuiti ai coniugi e alla
famiglia.
Anche se
vivono come una famiglia, se non hanno voluto dichiarare pubblicamente la loro
unione ad un ente pubblico, come potrebbe questo riconoscere tale unione e
quindi attribuire loro i diritti che spettano ai componenti una famiglia? Se si
registrano presso il Comune, che senso
ha continuare a chiamarsi “coppia di fatto”?