Era una strada raramente frequentata dai traini, da un lato c’era l’ultimo isolato del paese, dall’altro c’erano i campi degli ortolani. Sul lato degli orti c’era una costruzione adibita a bottega di stagnino, in fondo c’era un’altra costruzione adibita a stalla-rimessa, seguiva, appena svoltata la strada una piccola officina di fabbro che svolgeva anche la funzione di maniscalco.
I bambini giocavano e strillavano in questo spazio, si confrontavano e socializzavano, osservavano come lo stagnino e gli altri artigiani realizzavano i vari manufatti.
Mario era attratto dall

A tal proposito Mario ricorda l’enorme scrofa che veniva allevata dal fabbro su menzionato, che una volta partorì tanti maialini, che divennero per un po’ di tempo l’attrazione e la lamentela dei vicini. Mario vide con rammarico caricare questa grande scrofa su un camion e poi non vide più neppure i maialini.
La capretta dello stagnino era l’attrazione del piccolo Mario, che diventava fonte di gioia quando, stando con il nipotino dello stagnino e sempre controllato a vista dal suo fratellino, gli veniva concesso di accarezzarla o di guidarla nei prati vicini mentre questa pascolava.
Nessun commento:
Posta un commento